DOPO LA SCONFITTA
La scoppola che può servire
Varese tra rapidità di manovra e superiorità fisica da sfruttare: ragiona su come ripartire
Una sconfitta dopo cinque vittorie di fila (tra campionato e Coppa) ci può stare. Proporzioni e dinamica del capitombolo, però, invitano a riflettere. A rileggere quanto accaduto. A rianalizzarlo con attenzione. Per capire che cosa non ha funzionato e individuare il modo per risolvere il problema.
Il Varese ribaltato a Masnago dal Borgosesia e scavalcato in vetta dalla Pro Sesto si lecca le ferite e pensa a ripartire: il calendario offre subito un impegno, mercoledì, contro la Caronnese (trentaduesimi di Coppa Italia). Può essere un bene. L’imperativo, ovvio, diventa cancellare la prestazione di sabato e iniziare a riempire quei margini di miglioramento che già erano parsi lampanti (e ampi) nella sofferta affermazione di Inveruno.
Che cosa non va? Ernestino Ramella, tecnico che ne ha viste tante in carriera, non nasconde l’evidenza. Primo punto critico: «Siamo lenti, in linea generale non abbiamo giocatori veloci. E allora dobbiamo far viaggiare il pallone con rapidità». Cosa che non è accaduta contro il Borgosesia. Seconda difficoltà vistosa: «Giocando a due in mediana, siamo uno in meno nella zona nevralgica rispetto agli avversari che schierano il centrocampo a tre. Per questo è necessario che i giocatori offensivi svolgano un’opera di disturbo che possa alleggerire la mole di lavoro dei centrocampisti». Eccola la questione tattica, che puntualmente fa discutere tifosi e addetti ai lavori. Quello del Varese è un problema di modulo? Il 4-2-3-1, con quattro giocatori offensivi, è davvero sostenibile avendo centrocampisti non velocissimi? Sarebbe meglio il centrocampo a 3 (4-3-3) o un 4-4-2 stile trasferta di Cuneo? Per il mister non è una questione di assetto tattico, ma di modo in cui viene interpretato. La convinzione di Ramella è quella che il 4-2-3-1 sia il modulo più adatto ad esaltare le qualità di Giovio, l’uomo che può spaccare le partita e fare la differenza nell’arco di una stagione. In questo primissimo scorcio dell’annata, tuttavia, ciò non sta avvenendo. Se i meccanismi offensivi s’inceppano, la manovra non scorre e i successi diminuiscono, è logico che le difficoltà in interdizione vengono amplificate. Fino a prima della gara col Borgosesia il Varese, pur non segnando a valanga, era riuscito a fare en plein grazie ad una tenuta granitica (nessuna rete incassata) frutto sì dell’attenzione della difesa ma anche del lavoro in fase di non possesso dell’intera squadra. Contro i piemontesi, anche in seguito all’espulsione di Luoni , gli spazi si sono allargati e l’avversario vi si è infilato, segnando tre volte e spaventando in altre occasioni il portiere biancorosso. «Rispetto a certe formazioni - osserva il tecnico - siamo meno rapidi ma fisicamente superiori. Contro il Borgosesia non abbiamo fatto nulla per sfruttare la nostra maggiore fisicità».
Va da sé che una squadra che in organico vanta punte del calibro di Giovio, Scapini, Rolando, Becchio, Lercarae Piraccini abbia nelle corde un numero di gol elevato: a Ramella il compito di trasformare le potenzialità in risultati.
Servizio completo sulla Prealpina di lunedì 26 settembre
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