SERIE A
La voglia di Moretti
Il neo coach si presenta: "Varese è una piazza speciale, obiettivo minimo i playoff". Le parole di Bruno Arrigoni, "ultimo dei mohicani"
«L’obiettivo stagionale? Non posso né voglio nascondermi, dobbiamo raggiungere i playoff». Paolo Moretti ha le idee chiare sul primo step del percorso triennale da compiere alla guida di Varese. Dopo sei anni e mezzo a Pistoia («Ma se dovessi restre così a lungo anche a Varese poi smetterò, lo prometto sin d’ora…») il 45enne coach aretino ha sposato la causa di una Openjobmetis in cerca di riscatto dopo due stagioni deludenti senza playoff. Ben diverso il clima della sua presentazione, con 150 tifosi curiosi di scoprire le idee del nuovo coach, rispetto allo “tsunami” emotivo dello scorso anno con Gianmarco Pozzecco salutato da oltre mille spettatori a Masnago. Ma di Moretti convincono serietà e concretezza, oltre alle motivazioni forti per far bene in una piazza di grande tradizone: «Di Varese conosco la leggenda cestistica: avrò modo di conoscere la gente e la città, ma nel primo approccio con il club ho percepito grande entusiasmo ed ho trovato qualcosa di speciale. Sono molto contento di essere qui: ho grandi motivazioni per raggiungere i migliori risultati possibili con un contratto che indica la volontà di creare un percorso comune per riportare questa società nelle posizioni che gli competono». Il concetto espresso è quello di dare alla squadra un’identità ben definita, una sorta di “marchio di fabbrica” da creare attraverso la costruzione di uno zoccolo duro che possa durare: «L’obiettivo playoff andrà conquistato attraverso un timbro ed un modo di stare in campo che sia riconoscibile. Trovare una identità forte non sarà facile perché dovremo costruire la squadra praticamente daccapo, e dovremo trovare in breve tempo chimica, gerarchie ed equilibrio. Non conterà solo il risultato, ma anche il modo in cui riusciremo ad ottenerli». Una squadra da costruire ex novo (Christian Eyenga è alle firme con Sassari) così come lo staff tecnico (sicuro Paolo Conti come secondo assistente, Marco Sodini ha declinato e la scelta del vice è ancora in corso) che ha indotto Stefano Coppa a voltare pagina ed a puntare su Moretti, scartando l’ipotesi della conferma di Attilio Caja.
«Trovare uno più vecchio di me era impossibile: sono l’ultimo dei Mohicani, però stare a casa mi pesava». Bruno Arrigoni sceglie l’ironia arguta per raccontare come è nato il terzo atto della sua avventura a Varese, esattamente 42 anni dopo la sua prima apparizione al PalaWhirlpool (correva l’anno 1973, l’allora 28enne coach milanese era l’assistente di Sandro Gamba nell’Ignis). L’ex g.m. di Cantù e Bologna, che spegnerà 70 candeline il prossimo 30 ottobre, sarà il decano dei dirigenti della serie A 2015-2016, ma non si sentiva ancora pronto per chiudere la carriera ed ha accettato con entusiasmo la proposta della società. «A Varese ho radici forti e bei ricordi sin da quando giocavo qui negli anni 60’. Poi ci ho già lavorato a metà degli anni ‘70 e poi a metà degli anni ‘90’, ho tante persone alle quali sono affezionato, mi piace molto la città e la sua gente» - chiosa l’ex allenatore milanese che da oltre 15 anni è passato dietro alla scrivania per far valere la sua grande conoscenza cestistica e il suo enorme “portafoglio-contatti” tra Europa e Stati Uniti. Ma Arrigoni non si concentra soltanto sull’amarcord: le motivazioni sono quelle giuste per accompagnare un emergente come Paolo Moretti.
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