CASO CLOCHARD
L’altra faccia di via Pacinotti
I residenti stanchi e sfiduciati. Da anni denunciano il degrado: «Non ci ascoltano»
Sono stanchi e sfiduciati. Si affacciano alla finestra e la richiudono in fretta. «Guardi, non abbiamo più niente da dire. Lei sa da quanto tempo viviamo in questa situazione». A parlare è una donna. Che, altre volte, non aveva esitato ad esporsi per denunciare il degrado che sta a due passi dalla sua casa. Ma a cosa è valso? «A niente», dice lei. Sono anni che i capannoni dell’ex deposito di via Pacinotti sono lasciati in abbandono. La morte di Jorge non ha fatto niente altro che riaccendere l’attenzione su quegli stabili malmessi e zeppi di sporcizia in cui continuano a vivere quelli che vengono ribattezzati “gli invisibili”: clochard e senzatetto, in larga parte di origine rumena. Hanno preso casa qui perché nessuno interviene, perché quegli edifici diroccati sono una specie di porto franco rispetto alla regole di una società in apparenza normale.
Un buco nel muro
«Qui è un gran casino», si limita ad osservare un altro residente, sporgendosi dal balcone. Non ha voglia di parlare perché, anche lui, è stanco di segnalazioni che non portano a nulla. Che cadono nel vuoto. Basta varcare il muro dell’ex deposito per rendersene conto. Dopo il ponte della Mornera c’è il varco accanto al cancello delle ferrovie. Più avanti il buco nella parete in mattoni accanto ai binari. Accedere in quegli spazi è fin troppo facile. Dentro, sembra di essere in un girone dantesco. C’è ancora la capanna di Jorge umida e sporca. Nel buco a fianco alla casupola, cartoni di Tavernello e contenitori in plastica vuoti per l’alcol. Servivano al povero clochard per riscaldare il suo piccolo ambiente grazie a un braciere di fortuna. C’è ancora tutto in quella baracca. I suoi pochi spiccioli, il cappello, il giubbotto appeso a un chiodo e il letto sudicio, vicino a una specie di tavolino con gli avanzi di cibo. Mette tanta tristezza tutto ciò. Stride con la dignità umana. Eppure è storia di tutti i giorni.
Servizio completo sulla Prealpina di venerdì 12 gennaio
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