L’antifurto protegge la Vergine
Tentano di rubare in chiesa la corona d’oro della statua della Madonna, ma fortunatamente non ci riescono.
Il triplice tentativo di furto è avvenuto ad Azzate. A salvare il prezioso ornamento è stato il sistema d’allarme, che è scattato tutte le volte e ha messo in fuga i malintenzionati.
Il primo tentativo risale a giovedì 28 gennaio, in tarda mattinata. Il parroco don Angelo Cavalleri, durante un giro in chiesa poco prima delle 11, ha notato due tipi sospetti: «Erano raccolti e sembrava pregassero per davvero - racconta il sacerdote - ma proprio quella loro ostentata devozione mi è subito sembrata strana, poiché raramente mi è capitato di vedere uomini pregare con quella postura. Non potevo però certo chiedere chi fossero e cosa stessero facendo».
Lo si scoprirà di lì a poco, in quanto appena la chiesa è rimasta sguarnita, l’allarme che protegge la statua e gli ori ha iniziato a suonare. E quando don Angelo è tornato, la chiesa era ormai deserta.
Ma i ladri - forse nascosti all’interno, oppure fuggiti non molto lontano - hanno deciso di riprovarci dopo un paio d’ore. Proprio nella pausa pranzo, poco prima dell’arrivo di mamme, papà e nonni che vanno a prendere i figli nelle vicina scuola. Sfruttando l’assenza di fedeli i due malintenzionati hanno messo a segno il secondo tentativo, ma anche questa volta si sono dovuti arrendere all’antifurto.
Non c’è due senza tre, dice il proverbio. Sta di fatto che l’ultimo tentativo è avvenuto sabato 30 gennaio, sempre nella tarda mattinata. Due uomini, forse i medesimi del giovedì, nella loro fuga hanno incrociato don Marco Manenti, l’altro sacerdote, e hanno anche avuto la prontezza di scusarsi, spiegando frettolosamente che stavano pregando e per sbaglio avevano fatto scattare l’allarme.
Il sistema di sicurezza a protezione della Madonna entra in azione nel momento in cui qualcuno cerca di oltrepassare il vetro dietro il quale stanno statua e corona.
Domenica 31 gennaio, infine, i sacerdoti hanno rinvenuto in chiesa un bastone telescopico con le pinze, di quelli che si usano per appendere gli abiti, a dimostrazione del fatto che l’obiettivo dei due individui non era redimere i loro peccati, ma sottrarre l’oro della Vergine.
La corona, finita nel mirino dei ladri, è stata realizzata qualche anno fa da un orafo azzatese con l’oro donato dagli stessi cittadini e adesso è custodita in un luogo più sicuro: «Non possiamo più rischiare che qualcuno ce la porti via», ha concluso don Angelo.
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