FONTANA
L’Attilio ricompatta il centrodestra
Alle Stelline l’investitura dell’ex sindaco di Varese: «Riparto da questi 5 anni»
Ci voleva la candidatura di Attilio Fontana a presidente della Regione per ricompattare il centrodestra. Eccoli tutti lì, attorno all’ex sindaco di Varese, i referenti lombardi dei partiti della coalizione, ieri pomeriggio alle Stelline. Un abbraccio corale al leghista che si è assunto l’onere di confermare alla guida di Palazzo Lombardia la maggioranza uscente, ferita dalla sorprendente defezione di Roberto Maroni, che ha deciso di dedicarsi a «una nuova vita»; maggioranza subito pronta a riaccendere i motori della campagna elettorale attorno a Fontana. È una festa, non può essere diversamente. La riunione sarebbe riservata ai giornalisti, convocati per la presentazione ufficiale del candidato, si trasforma in una specie di euforica, affollata convention del centrodestra. Restano fuori dalla porta i mal di pancia dei giorni scorsi di Forza Italia alla notizia che al posto di Maroni ci sarebbe andato un altro leghista; rimangono sullo sfondo le “gentilezze” del governatore uscente all’indirizzo di Matteo Salvini («È uno stalinista»): nessuno ne fa parola durante l’incontro.
A margine è proprio Attilio Fontana a sdrammatizzare: «Si sente più leninista o più stalinista?». Risposta: «Sono milanista». E restano confinate ai dispacci d’agenzia le esternazioni del maroniano Gianni Fava, assessore regionale all’Agricoltura, che polemizza con i vertici del Carroccio per l’emarginazione della minoranza interna. Alle Stelline il clima è positivo anche per gli esiti dei sondaggi che danno vincente il centrodestra pur senza la spinta di Roberto Maroni. E per le difficoltà del Partito democratico e di Giorgio Gori, il candidato sostenuto dal Pd, ad agganciare Liberi e Uguali, il partito di Pietro Grasso, qui in Lombardia: sinistra spaiata alle urne, successo sicuro (o quasi) per la destra. Benché in queste ore, tra conferme e smentite, fughe in avanti e dietrofront, si stiano spendendo in molti, per conto o in nome dei dem, per convincere LeU a ritornare sui propri passi. In serata, escono le dichiarazioni di Nicola Fratoianni che chiude a un’intesa col Pd e con Gori: «Gli appelli non bastano, il giudizio è di merito politico». Si vedrà. Come da vedere è l’esito dei Cinque Stelle alle urne, in un territorio che sinora non li ha mai premiati eccessivamente. Da queste premesse parte Fontana. E dalla necessità di non perdere neanche un minuto, da qui al 4 marzo. Campagna elettorale breve a causa della tardiva decisione di Maroni di sloggiare dal trentacinquesimo piano di Palazzo Lombardia. Già ieri mattina, l’ex sindaco di Varese era in mezzo alla gente, a un mercato di San Maurizio al Lambro, zona periferica di Cologno Monzese.
«Voglio stare sul territorio, ascoltare, capire, incontrare persone», è il messaggio che manda il candidato governatore. Ruolo partecipativo, appreso nei dieci anni alla guida di Palazzo Estense, a Varese. Il sindaco/presidente è il binomio di queste ore. Sindaco che ha avuto modo di battersi per gli enti locali da presidente di Anci, fino al punto da scontrarsi col Governo Berlusconi che aveva deciso sforbiciate ai bilanci comunali. Fontana uomo delle istituzioni. Così lo dipingono segretari e referenti dei partiti a suo supporto. Ne parlano Elisabetta Fatuzzo (Pensionati), Alberto Cavalli (Energia per l’Italia di Stefano Parisi), Alessandro Colucci (Noi con l’Italia), Paola Frassinetti (Fratelli d’Italia), Paolo Grimoldi (Lega) e Mariastella Gelmini (Forza Italia). Appunto, la Gelmini. Il via libera dei berlusconiani e, in prima persona di Silvio Berlusconi, ha sbloccato una situazione che rischiava di appesantire la corsa alle urne per il centrodestra. Qualcuno sostiene che la Lega pagherà pegno a Forza Italia nei collegi uninominali per le politiche, qualcun altro è convinto che a un leghista non poteva che succedere un leghista. Fatto è che Attilio Fontana adesso è in campo. Con quale programma? «In continuità con i cinque anni appena trascorsi», spiega soffermandosi su alcuni punti che giudica prioritari. A cominciare dall’autonomia regionale, avviata dalla giunta Maroni.
A proposito: alla conferenza stampa ci sono molti assessori dell’esecutivo uscente. Sarebbe dovuto arrivare anche il presidente. Ma, secondo alcune indiscrezioni, gli avrebbero consigliato di non presentarsi: troppa l’irritazione per la sua scelta di farsi da parte. Lo salva il suo amico Fontana: «Maroni ha lavorato benissimo in questo ultimo mandato. È una risorsa per la politica e per la Lega». Oggi forse lo è un po’meno per lo “stalinista” Salvini.
Maroni ha lavorato benissimo, è una risorsa importante per la Lega
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