IL CALVARIO
Le rubarono la carta, accusata di truffa
Postepay usata per un colpo su internet, assolta dopo tre anni di battaglia legale
Le sfilano la carta Postepay dal portafoglio e - senza che lei se ne accorga - la usano per mettere in vendita una Panda su Internet. Il prezzo è allettante, così all’insaputa l’una dall’altra due persone telefonano al numero indicato nell’annuncio e si accordano per versare sulla carta l’acconto: uno di 500 euro, l’altro di 300. A quel punto, l’annuncio è ritirato, la carta svuotata e al numero di telefono nessuno più risponde.
Col cerino in mano tre anni fa era rimasta una donna di 43 anni di Golasecca, di professione operaia, che oltre al danno di essere stata derubata aveva anche subito la beffa di essere denunciata per truffa. Per chiarire la sua posizione ci sono voluti tre anni, martedì finalmente l’incubo è finito con l’assoluzione pronunciata dal giudice del tribunale di Busto Arsizio. La donna non è una truffatrice: non ha commesso nessun reato, anzi ne è stata vittima.
I fatti risalgono al dicembre 2014: la donna aveva aperto da poco un conto Postepay, perché su quel conto avrebbe dovuto ricevere l’accredito dello stipendio della cooperativa per cui lavorava. Manco il tempo di ricevere il primo accredito, ed ecco che negli spogliatoi qualcuno le sfila la carta dal portafoglio. La donna se ne accorge solo qualche settimana dopo, quando le viene notificata una denuncia per truffa. È accusata di aver incassato l’acconto sulla vendita di un’auto in Internet, e poi di essere sparita nel nulla. Spaventata, come prima cosa l’operaia blocca la carta che non riesce più a trovare, poi qualche giorno dopo si presenta dai carabinieri per sporgere denuncia. «Dev’essermi stata rubata negli spogliatoi», dice. Sì, ma chi garantisce che effettivamente non sia una mossa per tentare di togliersi la responsabilità della truffa? Le indagini dei carabinieri non escludono nessuna ipotesi, in poco tempo i militari ricostruiscono quello che è successo. Qualcuno ha pubblicato su un sito di vendite on line la foto di una Panda qualsiasi di cui non si leggono le targhe: l’auto è in vendita a 1.500 euro, sotto c’è un numero di telefono. Chi ha chiamato per trattare l’affare dice che a rispondere è stato un uomo dall’accento milanese, il numero però è intestato a uno slavo che risulta irreperibile. Così l’unico appiglio dei truffati è la titolare della carta Postepay su cui è stato fatto il versamento, e che si presume abbia goduto dell’illecito guadagno. Difesa dall’avvocato Gabriele Colombo, martedì la donna è finalmente riuscita a dimostrare la sua estraneità ai fatti. Dopo una battaglia legale durata tre anni, l’incubo è finalmente finito.
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