CITTÀ E DEGRADO
Le sei incompiute di Busto
Risolto il caso della caserma, restano numerose le grane che da anni non trovano sbocco
Chiusa con successo l’annosa vicenda della caserma dei carabinieri di via Bellini, la città chiude l’anno con un problema in meno ma con una lista di incompiute ancora imponente. Quasi sempre mancano i soldi, in qualche caso i segnali incoraggianti faticano a concretizzarsi, non mancano i contenziosi legali e talvolta la colpa è l’indecisionismo. Ecco sei esempi, tra i più clamorosi, sul tavolo della giunta.
Lo scheletro della vergogna
La foto simbolo di questa carrellata di guai non può che essere il Palaghiaccio di Beata Giuliana, rimasto a metà percorso da cinque anni e in attesa di una sentenza del Consiglio di Stato prevista a febbraio. Solo in quel momento si capirà se il Comune potrà reimpostare il discorso, cambiando il progetto per realizzare un centro polifunzionale (a cui si vorrebbe affiancare il Palaginnastica) o se il privato che vinse il bando e venne escluso per la fidejussione falsa, si riapproprierà dell’appalto. Fino ad allora buio totale sulla struttura, in chiaro degrado.
Il Conventino rappezzato
Un altro luogo avvolto dall’abbandono è il Conventino di via Matteotti, che cade a pezzi di giorno in giorno, mentre si sprecano prospettive e sogni. Ora qualcosa di concreto c’è, ovvero il milioncino che i costruttori di piazza Vittorio Emanuele destineranno alla messa in sicurezza dello stabile. Antonelli ha già espresso i suoi dubbi: «Per riaprirlo servono molti più soldi, non li abbiamo e ho paura che fra qualche anno saremo al punto di prima. Va detto che lo stato di usura è talmente avanzato che, se i lavori non inizieranno presto, presto potrebbe non esserci più nulla da salvare.
La cascina ormai è un rudere
A dire il vero è molto più drammatica la situazione della cascina Burattana. Lì esiste uno degli ultimi resti della Busto agricola, il fascino ormai è sempre meno evidente per far posto alla desolazione. Un’associazione sta cercando di rivitalizzare la corte, ormai spopolata se non fosse per gli spacciatori. Un progetto serio richiede almeno 4 milioni di euro. Sembra un obiettivo a questo punto impossibile.
Ex Borri, adesso o mai più
Totalmente diverso è il caso dell’ex calzaturificio Borri, davanti al municipio. Comprato dal Comune a inizio millennio, è in uno stato pietoso, anzi pericoloso per via dell’amianto. Nella trattativa con la Coop, che ha costruito il suo supermercato lì accanto, sono stati ottenuti un milione e 100mila euro per avviare la rinascita. Ma nel braccio di ferro fra le parti, per ora non si è mossa foglia. Né si capisce se avverrà a breve.
Ex carceri della speranza
Fra le varie incompiute quella che ha le basi più solide per essere riattivata, è l’ex carcere di via Borroni. I costruttori del Progetto Soceba hanno l’obbligo di versare 800mila euro per il recupero votato a una destinazione culturale. Il progetto esiste, il cantiere dovrebbe aprire in primavera.
Il centro senza un progetto
L’ultima incompiuta non è uno stabile, bensì il progetto di rilancio del centro, partendo dalla questione della pedonalizzazione, di cui si parla da anni e che non si è mai capito se si voglia fare oppure no. L’unico accenno è avvenuto più per caso che per programmazione in piazza Santa Maria, tante idee ma mai nessun passo avanti in piazza Garibaldi, in arrivo c’è la rotonda della Coop senza che sia inserita in un piano viabilistico. Ciò si somma al problema dei posteggi, oggi inadeguati e destinati a diventarlo ancor più con il varo definitivo nel nuovo centro. Qui il problema non sono tanto i soldi, quanto una visione complessiva ed efficace. È la sesta grana da affrontare di un elenco che potrebbe continuare a lungo.
© Riproduzione Riservata