VERSO IL VOTO
«Leghista borghese, convinto da Salvini»
I retroscena della candidatura di Attilio Fontana alla guida della Regione. Autonomia e dialogo con la Svizzera i due cardini. L’ospedale di Busto-Gallarate? «Lo chiede il territorio»
Quando una barba fa la differenza.
Attilio Fontana, candidato presidente alla Regione per il centrodestra, il taglio della sua barba è diventato un caso nazionale. Che ne dice?
«C’è chi pensa sia stato Silvio Berlusconi a chiedermi di tagliarla. Non è vero. Ho agito su esplicita richiesta di mia figlia, fin dal settembre di un anno fa. Non ci sono dietrologie. Se qualcuno mi garantisce che vincerò le elezioni, me la faccio ricrescere».
Fontana, il leghista buono. O, come lei stesso si è definito, il leghista borghese. Cioè?
«Credo di appartenere alla classe media, appunto quella borghese. Difendo questa appartenenza. La classe dei professionisti, dei commercianti, delle persone che lavorano. Proprio la classe media che il centrosinistra sta cercando di eliminare. Se vogliamo affossare il Paese, cancelliamo pure la classe media».
Leghista buono, che non litiga mai?
«Ho sempre pensato sia abbastanza inutile litigare. Cerco sempre di arrivare a un risultato ragionando. Se poi il mio avversario insiste, beh, non mi tiro indietro».
La candidatura alla Regione le è arrivata tra capo e collo. Lei era indicato per il collegio senatoriale di Varese. È vero?
«A Palazzo Lombardia non stavo pensando. La corsa elettorale per Palazzo Madama era la più probabile. Se doveva esserci una soluzione per il sottoscritto, quella era».
Invece?
«Invece mi ha telefonato Matteo Salvini e mi ha proposto di rappresentare la Lega e il centrodestra per la Regione».
Come ha accolto questa idea?
«Un politico che ama il territorio in cui vive non può che accoglierla con piacere e interesse. Soprattutto nella prospettiva di poter essere utile alla propria regione. Non nascondo che subito dopo è intervenuta anche la preoccupazione per un impegno così importante. Voglio dire, mi sono reso conto delle difficoltà del compito che mi veniva offerto».
Ha incontrato Roberto Maroni?
«L’ho sentito e visto. Mi ha convinto dell’idea di accettare l’incarico».
Le ha spiegato perché ha deciso di non ricandidarsi?
«Mi ha ribadito quanto ha dichiarato fin dall’inizio: ha voglia di cambiare vita. Alla sua età sceglie di fare cose diverse. Non capisco dove sia il problema».
I maligni sostengono che Maroni abbia altre mire.
«Io non sono malizioso. Nemmeno comprendo perché bisogna essere maliziosi di fronte a spiegazioni tanto chiare ed esplicite. È come la vicenda della mia barba: un gesto normale diventa motivo di pettegolezzo. Mi risultano inspiegabili tutte queste dietrologie».
E allora, con quale spirito si approccia alla campagna elettorale?
«Adesso con molto entusiasmo, che si rinnova di giorno in giorno, quando incontro gente altrettanto entusiasta. Come è accaduto l’altra sera a Bergamo».
Fontana, lì giocava in casa: era una festa della Lega.
«Non c’erano solo militanti, ma persone che mi hanno incoraggiato, imprenditori che hanno apprezzato il mio impegno. Nel frattempo, cresce l’entusiasmo e io perdo chili».
Nel suo programma al primo posto c’è l’autonomia. Scelta scontata?
«È l’argomento più importante che mi si prospetta. Vediamo se riesce già a portarla a casa Maroni. La declinazione dell’autonomia regionale riguarda più risorse, più libertà d’investimenti, meno divieti per gli enti locali. In altre parole, potremo amministrare senza certi affanni».
Se venisse eletto, dovrà riprendere in mano la riforma sanitaria, che per il momento non pare stia decollando in modo compiuto. Che ne dice?
«Per quanto ne so, proprio in questi giorni sono programmati interventi concreti. Si tratta di una rivoluzione, non può essere attuata dalla sera alla mattina».
In materia di sanità, qual è il suo pensiero sull’ipotizzato ospedale unico tra Busto Arsizio e Gallarate?
«Lo chiede il territorio. Penso che si debba sempre rispettare la volontà del territorio».
Quali sono gli aspetti che ritiene più qualificanti per la provincia di Varese?
«È necessario completare il collegamento ferroviario tra Malpensa e la Arcisate-Stabio. Si tratta di un intervento per far crescere il Varesotto e l’intera area. Vorrò anche capire, se fossi eletto, quali sono le decisioni di Varese sui due accordi di programma che la riguardano. Cercherò pure di dialogare con tutti gli amministratori locali, rapporto che ritengo essenziale».
Dialogo da intensificare anche con la vicina Svizzera?
«Ci mancherebbe, le questioni del frontalierato sono fondamentali. Tanto più con l’entrata in funzione della Arcisate-Stabio. I rapporti con il Canton Ticino vanno curati, come è stato fatto in questi ultimi cinque anni. Mi rasserena il fatto che il consigliere di Stato Norman Gobbi abbia guardato con interesse alla mia candidatura».
Il centrosinistra diviso aiuta la sua elezione. Fontana, non le pare?
«Sarei falso se dicessi che non è vero. Ma non è questo il punto».
Qual è allora?
«I cittadini lombardi devono votare centrodestra per le nostre proposte, per la nostra politica, per il lavoro svolto dall’esecutivo uscente, un buon lavoro che richiede continuità. Scegliere altri significherebbe un salto nel buio. Il nostro programma è di sicuro migliore delle promesse di qualche nostro avversario».
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