ZUST
Legni preziosi allestiti da Botta
È davvero preziosa, la mostra in corso alla Pinacoteca Züst di Rancate. Per varie ragioni: in primo luogo perché l’esposizione, curata da Edoardo Villata a capo di un team di ricercatori italo-svizzeri, è frutto di solidi studi e risponde alla mission della pinacoteca, la ricerca e valorizzazione del territorio. Preziose sono le opere, una cinquantina di sculture in legno, ritenute per molto tempo espressione di un’arte popolare perché realizzata con un materiale povero, in realtà - come si sta sempre più scoprendo - spesso di livello formale altissimo.
Prezioso e solenne l’allestimento progettato da Mario Botta (a titolo gratuito): pareti e pavimenti neri lasciano emergere la policromia delle opere, sospese ma non fluttuanti nel vuoto perché ricollegate a strutture realizzate con un conglomerato di legno (quello che si usa per le casse da imballaggio) a evocare nicchie, altari, cappelle, anche nei colori, l’azzurro per le opere più antiche, i toni del rosa che riecheggiano le vesti delle statue per la sezione seicentesca.
La mostra presenta una carrellata di circa cinquanta sculture dal XII al XVIII secolo - alcune inedite e la maggior parte restaurate in quest’occasione - provenienti da musei, chiese e monasteri del territorio ticinese, dove questi capolavori sono stati oggetto di devozione e ammirazione per secoli. Si tratta della prima ricognizione in assoluto effettuata nella zona dell’attuale Canton Ticino, che aggiunge un importante tassello agli studi ancora germinali sulla scultura lignea, avviati da una quarantina d’anni per la zona di Lombardia e Piemonte.
La più antica testimonianza della produzione lignea in queste terre è la romanica «Madonna in trono» di Arogno, cui si affiancano opere gotiche come l’elegante «Madonna» di Origlio e il drammatico «Crocifisso» di Olivone (una tipologia che ebbe grande fortuna nel ducato visconteo, come un analogo conservato nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Sacconago, vicino a Busto Arsizio).
Tra i pezzi rinascimentali l’inedita «Madonna di Loreto» da Bellinzona, e lavori degli stessi artisti che operavano a Milano e nel Ducato, tra cui l’imponente «San Giorgio e il drago» da Losone, di gusto ancora cortese.
La sezione dedicata al Sei e Settecento, oltre a proporre nuove attribuzioni, indaga il fenomeno dell’importazione di opere prima da Milano e dal comasco, poi anche da Piemonte e Liguria. Tra le scoperte più curiose, la «statua vestita» iperrealista del Beato Angelo Porro di Mendrisio, un manichino cui venivano fatti indossare abiti veri, che si distingue per il virtuosismo nella lavorazione epidermica.
Una mostra raffinata, non solo per appassionati e intenditori, ma per chi è ancora capace di lasciarsi stupire ed emozionare dalla bellezza e dalla tradizione cui queste opere danno voce.
«Legni preziosi» - Rancate, Pinacoteca Giovanni Züst, da martedì a domenica ore 9-12 e 14-18, 10/8 franchi, info 004191.8164791.
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