L’EVENTO
Levante, voce e pubblico
La cantautrice conquista la platea del Flowers Festival di Collegno con uno show intimo ma di grande energia
La serata conclusiva del Flowers Festival di Collegno, in provincia di Torino, è l’apoteosi della femminilità. Essere donne, nel mondo della musica, anche nel 2017, è una sfida continua che deve fare il callo con il giudizio di un pubblico che sempre più apprezza quel che vede prima di quel che sente. L’emblema di questo preambolo pronto a lasciare spazio ai contenuti, numerosi, di una serata completa da tutti i punti vista, è il continuo “bella”, per usare l’aggettivo più fine, rivolto a Levante, l’headliner della serata che, a un certo punto del suo concerto, ha invitato i suoi “spasimanti” a fare complimenti «anche ai talenti». Sì perché di talenti, durante tutta la serata, se ne sono visti molti, a cominciare dai Twee, band torinese che in questa estate stracolma di eventi ha battuto in lungo e in largo il territorio piemontese, arrivando anche a Genova e strappando una partecipazione, il prossimo 10 agosto, allo Sziget Festival di Budapest. Merito del loro sound frizzante, e del loro essere davvero degli animali da palcoscenico. E non si offenda Gianluca Leo, unico ragazzo sul palco, se a travolgere in modo folgorante sia stata la grinta e l’ardore espressi dalla frontman Nadia Gai, dalla bassista Giorgia Ruggeri e dalla batterista e vocalist Margherita di Saint Pierre. I boati, al termine di ogni canzone, erano sempre più convincenti e convinti. Come quando un pubblico scopre all’improvviso una band nuova e non riesce più a farne a meno. Ci sono gli affezionati che sventolano l’album uscito quest’anno. La band, sul palco, apprezza, si gode gli applausi e si concede al loro nuovo pubblico, diventando parte di esso per poter apprezzare la musica in programma. Perché al loro swing, pop elettronico, è seguita l’avanguardia internazionale delle italianissime I’m Not a Blonde. Un duo che sta, da due anni a questa parte, conquistando la scena, soprattutto nel milanese. La loro musica è ricerca di suono, ai limiti dell’azzardo, con un’estetica ridotta all’osso. Non serve grande scenografia, ma l’effetto è a tutto tondo. Una proposta che permette di viaggiare tra voci distorte e loop che accompagnano al tramonto meteorologico, ma all’alba dell’artista più attesa: Levante. Sono questi i diversi volti dell’essere donna, cantante, sensuale, affabile. Claudia Lagona, questo il nome della cantautrice, ritorna a casa, in quella Torino dove tutto è iniziato. Lo fa da regina, con un album “Nel Caos di Stanze Stupefacenti” che ha convinto in molti e conquistato le programmazioni radiofoniche con singoli del calibro di “Pezzo di Me”, in collaborazione con Max Gazzè e “Non me ne frega niente”, e che il 2 settembre tornerà al Carroponte di Sesto San Giovanni. Il suo pubblico è variegato, e lo riconosce, apprezzandolo, anche lei. «Quando faccio i singoli più noti vi vedo cantare tutti, ma quando faccio pezzi come “Mi amo” alcuni si guardano intorno dicendo “questa non la conosco”. Siete stupendi e vi ringrazio».
Levante quel palco lo divora. Si mette a nudo, nel senso più platonico del termine. Sente le canzoni come solo chi le ha scritte, vissute, ideate, può fare. È la voce dell’essere donna, come poche cantanti sanno essere. Alterna musica a poesia. Pezzi suonati seduta, altri in ginocchio verso il suo pubblico, ma anche ballando quasi in trance. Gioca, scherza, dialoga. E poi mette in mostra tutto il suo talento. La band esce, resta lei, con la sua chitarra. Le note sono quelle di “La Scatola Blu” brano tratto da Manuale Distruzione. La magia è appena all’inizio. L’esecuzione in acustico toglie ogni trucco e lascia la bellezza artistica. Rende la musica donna nel senso più profondo del termine. Quella donna che apprezzi anche al mattino, in pigiama. Ma per Levante anche il chitarra e voce può essere superato. Abbatte la quarta parete. Si rivolge a un pubblico numeroso, lascia anche il microfono e intona “Abbi cura di te”. Bastano due versi e il pubblico diventa l’amplificazione che lei non utilizza. È un’esecuzione accorata, da pelle d’oca, con i vocalizzi che strappano applausi scroscianti. In questo contesto, il finale di canzone, sembra quasi prendere vita, «segui la parte sinistra, il battito lento, l’istinto che sia. Segui le orme dorate, i cieli d’argenti, non perderti via». Non si perde via il suo pubblico e non lo fa neppure Levante, che dimostra di non sbagliare un colpo in quel tortuoso cammino della carriera musicale. Lei che si sta ritagliando un posto importante, che nei talent è entrata come giudice e non come concorrente. Che Sanremo l’ha solo sfiorato, quando ancora, con Alfonso, era “una vita di merda”. E alla fine di tutto, quando la musica si è spenta e poi riaccesa sul second stage animato da Peaches che ha mostrato un altro modo, estremo, dell’essere donna nella sua sessualità, un’altra frase del suo repertorio spicca e viene presa in prestito, proprio da Alfonso, anche se con una leggera modifica. Cara Levante, anzi, care donne del Flowers Festival: «Tanti auguri, perché ora vi conosco».
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