LA POLEMICA
«Licenziato sarà lei»
Caso Molina-Rete 55, Campiotti: «Orrigoni già mandato a casa dai varesini»
«In un’azienda privata, il presidente della Fondazione Molina sarebbe stato licenziato immediatamente».
Parola di Paolo Orrigoni, ex candidato sindaco del centrodestra.
Mister Tigros non fa sconti sull’affaire dei bond di Rete 55 Evolution sottoscritti dal Molina a favore dell’emittente televisiva guidata da Lorenzo Airoldi.
Business e politica. Polemiche e veleni. Infiniti.
All’attacco di Orrigoni replica infatti Christian Campiotti, presidente dell’istituto di viale Borri e compagno d’avventura di Airoldi nella cabina di regia della lista civica che, alle elezioni comunali, ha contrapposto proprio a Orrigoni Stefano Malerba, sostenendo poi al ballottaggio il centrosinistra e Davide Galimberti.
«Ricordo a Orrigoni che lui non è il mio padrone - detta in una nota Campiotti -, come non è il padrone della città, perché fortunatamente è stato mandato a casa dagli elettori e quindi non può licenziare nessuno».
Lo scontro, dunque, prosegue. E promette nuovi sviluppi e colpi di scena.
Da un lato, infatti, il centrodestra accusa ormai apertamente gli amministratori della Fondazione Molina di “connivenze” con gli ambienti politici e imprenditoriali che hanno creato il “partito” di Malerba e l’ancia un avvertimento sui criteri con cui vengono utilizzate le risorse economiche della fondazione.
Dall’altro, nel fortino di viale Borri, il Cda del Molina appare determinato a respingere l’assalto e schiera in prima linea il proprio presidente: «Orrigoni - sillaba Campiotti - evidentemente non sa che la Fondazione Molina non è pubblica ma privata. Ignora che è un ente di diritto privato, iscritto al registro delle onlus e che anche i fondi di cui dispone non sono pubblici ma privati, derivanti dal patrimonio e dalle attività di erogazione di servizi socio assistenziali».
Inutile, quindi - questo il messaggio - appellarsi al nuovo sindaco Davide Galimberti chiedendo un suo intervento.
«Il Comune - ricorda sempre Campiotti - non ha alcun potere di controllo o di ingerenza nella gestione della Fondazione e neppure quello di stabilire indirizzi per la sua attività». E ancora: «Il fatto che sia il sindaco a nominare il Consiglio di amministrazione è determinato da una libera decisione dello Statuto della Fondazione. Ne consegue, per paradosso, che una modifica dello Statuto a opera del Cda potrebbe trasferire quel compito a un altro soggetto ad esempio la Regione o la Chiesa varesina».
Un’affermazione di indipendenza che sembra essere la cifra delle prese di posizione presenti e future del Molina.
«I consiglieri d’amministrazione - insiste Campiotti - restano in carica cinque anni e operano in assenza di qualsiasi rapporto di mandato o di rappresentanza rispetto a chi li ha designati, essendo tenuti ad agire esclusivamente in funzione degli interessi oggettivi della Fondazione».
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