IL CASO
Lidia, 30 anni dopo: «Ora la verità»
A Casbeno l’affollata messa in suffragio. Con l‘appello del legale della famiglia
Quest’anno la messa di suffragio per Lidia Macchi, la studentessa ferita a morte con ventinove coltellate e trovata ormai senza vita nei boschi di Sass Pinì, a Cittiglio, nel gennaio del 1987, ha avuto un significato ancora più profondo.
Non soltanto perché ricorreva il trentennale esatto dell’omicidio, ma soprattutto perché tra due mesi – il prossimo 12 aprile, per la precisione - dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Varese si aprirà il processo a carico di Stefano Binda, all’epoca amico della giovane e ora unico imputato, il quale si è sempre professato innocente.
«Dopo tanti anni - ha commentato l’avvocato Daniele Pizzi, per conto dei famigliari della vittima - e tante sofferenze, come ad esempio la riesumazione della salma di Lidia, vogliamo la verità. Non una sentenza di condanna a tutti i costi, ma la verità».
Articolo sulla Prealpina del Lunedì del 6 febbraio.
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