IL LIBRO
L’inaspettato serprente
L’ultimo romanzo di Sarah Perry ritratto delle contraddizioni dell’Inghilterra attuale
Il serpente dell’Essex, di Sarah Perry, Neri Pozza Editore, doveva esser tutto un altro libro.
Voglio dire che, quando l’ho acquistato, mi ero immaginata un romanzo completamente diverso da quello che poi vi ho trovato.
La storia è ambientata a fine Ottocento e racconta di una vedova tutt’altro che contrita che, insieme al figlioletto e alla tata, si trasferisce da londra nell’Essex per dedicarsi alla sua passione, la ricerca di fossili.
Lì viene a conoscenza della diffusa credenza secondo la quale nelle acque del Blackwater si aggirerebbe un serpente gigante che terrorizza gli abitanti del paesino di Aldwinter. Ovviamente una simile prospettiva non può che incuriosire la protagonista, che vorrebbe emulare le imprese di Mary Anning, famosa paleontologa inglese.
Nelle sue passeggiate naturalistiche, la donna si imbatte nel vicario locale, impegnato a dimostrare ai suoi parrocchiani che il serpente non è altro che il frutto della loro immaginazione.
Ecco, l’idea che mi ero fatta era di trovare in queste pagine una storia tipicamente, anzi, manieristicamente, english country, con le zitelle che spettegolano bevendo il tè sulle stramberie dei concittadini e, ancor di più, della nuova arrivata, la cui amicizia con il pastore della piccola comunità non può non destare scandalo.
Sullo sfondo, un mistero naturalistico tutto da svelare.
Bene, niente di tutto questo. Anzi, niente di tutto questo come me lo sarei aspettata: l’ambientazione in effetti è proprio quella della campagna inglese più profonda, dove il verde dei prati si mescola con il nero dei boschi e con l’odore salmastro reso più intenso con il montare della marea.
Gli abitanti di Aldwinter sono la tipica comunità dove tutti si conoscono e si osservano e parlano gli uni degli altri. La protagonista che viene da Londra per dilettarsi con i fossili è effettivamente quanto di più inusuale si può trovare in quel contesto.
E poi c’è la moglie del vicario, che non disdegna i pettegolezzi, la dama altolocata che viene in visita di carità, le osterie traboccanti di birra, la vecchia quercia e pure il relitto di una nave in vista appena oltre la battigia. E il serpente, che compare e scompare in continuazione. Ma nulla è tipico della letteratura inglese classica, come l’ambientazione vittoriana avrebbe suggerito.
Invece, c’è molto della letteratura inglese contemporanea, con i suoi tentativi di scandagliare sempre più in profondità la psicologia dei personaggi e i suoi sforzi di analizzare le dinamiche sociali denunciando in maniera più o meno esplicita e più o meno attuale le ingiustizie.
Cercavo una storia leggera, ho trovato un dramma psicologico davvero accurato: la protagonista, Cora Seaborne è senza dubbio l’anima più complessa e sfuggente, ma anche il chirurgo Luke Garrett non scherza quanto a contraddizioni interiori, passando dal massimo della freddezza e del distacco tipici della sua professione al massimo del coinvolgimento emotivo. E poi c’è la socialista Martha, così indipendente, intraprendente, attiva, che pure cederà alle lusinghe di una vita coniugale nella sostanza, salvando la forma.
Più scontato a mio parere è l’animo del reverendo William Ransome, così devoto a Dio e alle famiglia eppure così pieno di dubbi.
E poi c’è Francis, il figlio di Cora, solitario, stravagante, apparentemente anaffettivo.
C’è qualcosa dei libri di Jonathan Coe in questo romanzo, soprattutto dell’ultimo che ha scritto, Numero 11: le descrizioni del serpente, del mostro marino, hanno molto in comune con il ragno gigantesco e bavoso che di notte emerge dalle profondità degli scavi edilizi londinesi divorando chi lo disturba.
Ed ecco un’altra caratteristica di questo romanzo: l’abbondanza di descrizioni e dettagli ripugnanti o comunque disgustosi. Ci sono quintali di fango in queste pagine, parassiti di tutti i tipi, dai bacilli della tubercolosi ad una tenia gigantesca e rivoltante, ci sono talpe scuoiate, pesci morti, funghi, terra e ancora fango. E descrizioni dettagliate di procedure chirurgiche, disegni anatomici, odore di cloroformio e di carcasse in decomposizione.
Sì, insomma, non era il libro adatto da leggere in questo periodo di abbuffate natalizie, ma ve l’ho detto subito: mi aspettavo tutta un’altra storia!
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