IL PROBLEMA
L’invasione delle cimici asiatiche
L’agronomo Fabrizio Ballerio: «Pesche e pere immangiabili. E svernano al caldo delle abitazioni»
Sono un vero flagello per le colture, un fastidio insopportabile per chi se le trova in casa: guai a schiacciarle, però, per l’odore nauseabondo che emanano. Stiamo parlando delle cimici asiatiche (o marmorizzate), insetti che finora non sono stati debellati in nessun modo definitivamente.
«E questo perché, allo stato attuale, non esiste un sistema per eliminarle - spiega Fabrizio Ballerio, agronomo, che su di loro ha compiuto studi e ogni giorno le osserva nelle sue coltivazioni -. Questo tipo di cimici, che sono state trovate per la prima volta nell’area attorno a Modena nel 2012, in breve tempo si sono diffuse in tutto il Centronord».
Quest’estate sono state un incubo per i coltivatori.
Pere, pesche, ciliegie, ma anche cachi e kiwi («queste ultime due specie sono invece di solito refrattarie ai parassiti», dice Ballerio), ne hanno fatto le spese, diventando immangiabili.
Un rimedio?
«Per ora c’è solo il metodo delle reti stese a protezione degli alberi da frutta: l’unico sistema che ha dimostrato di funzionare sui peschi in Piemonte, per esempio, evitando che i frutti venissero punti».
Una volta intaccata, infatti, la frutta, oltre ad assumere un cattivo sapore, si raggrinzisce e si formano grumi. Risultato, è immangiabile e incommerciabile, con grave danno degli agricoltori.
Tra loro si contano anche i coltivatori di fagiolini, melanzane, pomodori, tutti amate prede delle cimici.
«Intanto in Romagna si sta sperimentando un metodo ecologico per combattere le cimici, e cioè un insetto antagonista, l’Ooencyrtus Telenomicida - riprende l’agroromo varesino -. Ma è ancora presto per dire se funzionerà».
Nel frattempo si sa che, se fino a ora hanno devastato orti e frutteti, gli insetti asiatici sono pronti a invadere in massa i nostri solai, garage, balconi, sottotetti, cassonetti delle tapparelle. E cioè tutti i luoghi più riparati che permettano loro di sopravvivere al freddo, visto che le cimici non lo amano.
«Se da marzo sono sulle colture, in autunno arrivano in casa - sintetizza Fabrizio Ballerio -. Le più vecchie cercano riparo, poi toccherà alle piccole, nel frattempo cresciute, visto che si riproducono due volte l’anno, a giugno e anche a luglio-agosto. Si pensava che al freddo non resistessero, ma abbiamo notato che a quei giorni gelidi di gennaio scorso hanno mostrato di vivere anche con meno 10° gradi».
Tenere il più possibile chiuse le finestre, visto che le cimici volano, è l’unico rimedio. Per il resto, vanno raccolte e affogate in acqua e sapone, ovviamente senza schiacciarle per evitare l’odore terribile.
Quindi prepariamoci con paletta e secchi: la guerra è appena cominciata.
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