LA STORIA
L’oca che commuove Cerro
Guendalina resta sola e il paese l’adotta
Dieci anni insieme. Chi le ha viste afferma fossero inseparabili. Da una settimana, però, una è rimasta sola: «Ha pianto tanto. Lo fa ancora, la sera. Non ha più smesso di richiamarla», afferma una signora, a spiegare una scena che sorprende il forestiero come se un libro illustrato di favole iniziasse a squadernarsi a dimensioni reali sotto i suoi occhi, un giorno qualunque, in riva al lago.
Davvero la storia dell’oca Guendalina ha i crismi d’una favola. Tutto ha inizio una settimana esatta prima di Ferragosto.
A Cerro raccontano di un forte temporale con grandine e onde. A rimetterci è stata una delle due vecchie oche, che gli abitanti della frazione bene conoscono: «Una decina d’anni fa, le portò un tizio che aveva una casa con piscina per tenerle in giardino. Notò che preferivano la vicinanza dell’acqua e così decise di liberarle qui», afferma Giuliano di Leggiuno, che più di altri ha incontrato l’affetto della sopravvissuta.
Col tempo, i due animali diventarono presenze familiari ai paesani, come i cigni e i germani. A differenza loro, però, le oche erano le sole della loro specie a scorrazzare sulla riva cerrese, quando non se ne andavano su e giù per il lago: «Non s’è mai capito bene se fossero maschio e femmina, o due femmine o due maschi. Di uova non se ne sono viste mai. A ogni modo, i nomi che circolavano erano Olmo, Gherty e Guendalina. Così li chiamavamo, a gusto. Ma è rimasta sola e ora per tutti è Guendalina, o Guenda per diminutivo», continua Giuliano, che ricorda bene quando, finito il temporale, scese alla spiaggia e la trovò.
«Mi venne incontro, tutta agitata. Mi voleva mostrare cosa era successo all’amica, esanime sulla spiaggia. Lei la beccava come per rianimarla. La prendeva dietro il collo, come fanno i gatti con i cuccioli, per rialzarla, perché non se ne andasse. Invece non c’è stato più nulla da fare».
Sconsolata, forse per un principio simile all’imprinting, l’oca Guendalina ha iniziato così a riversare su Giuliano una forma di affetto che la spinge tuttora a seguirlo, a prendere talvolta il volo per tenere il suo passo, a farsi accarezzare, a rispondere alle sue attenzioni come farebbe con un proprio simile nel gesto di pulire il piumaggio con il becco.
Ad adottarla, però, è stata l’intera frazione di Cerro, di cui Guendalina è ora la beniamina. Razzola tra le panchine, si concede uno spuntino, una dormita. Staziona in mezzo ai bagnanti sulla spiaggia. Con cautela si lascia avvicinare e sa come difendersi. In definitiva, prosegue la sua vita indipendente e selvatica, ma la grande nostalgia per la compagna di una vita non l’abbandona e lei cerca conforto tra gli uomini.
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