BRESCIA
L’Ottocento italiano si mostra
Inizia con le carni scolpite di «Amore e Psiche stanti» di Antonio Canova la mostra curata da Davide Dotti dedicata alla pittura italiana dell’Ottocento. Il gesso preparatorio per il gruppo marmoreo conservato all’Ermitage di San Pietroburgo apre dunque la carrellata di un centinaio di dipinti, per la maggior parte mai visti dal grande pubblico perché provenienti da collezioni private, scelti per rappresentare le differenti facce della pittura ottocentesca. Alle spalle dei sensuali amanti che stringono tra le dita una farfalla, le tre «Grazie» campeggiano su una piccola tela firmata «A. Canova sc»: una velata scusa per essersi concesso - lui scultore - il vezzo pittorico.
Al neoclassico Appiani, il pittore ufficiale di Napoleone, segue il Romanticismo. Insieme ad Hayez, che si ritrae nella teatrale scena storica di Maria Stuarda che sale al patibolo (una tela di tre metri per due), c’è anche il varesino Giuseppe Carnovali, il Piccio la cui pennellata veloce e sfrangiata anticipa gli esiti dei maestri della Scapigliatura protagonisti della sala successiva. Mentre in Lombardia si affermano Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, a Firenze Fattori, Lega, Signorini e i macchiaioli con le loro piccole tavolette realizzate all’aria aperta si oppongono fermamente all’insegnamento delle accademie.
Soggetti orientali amati da artisti alla ricerca di atmosfere esotiche nelle terre dell’Impero Ottomano si affiancano alle scene domestiche di Inganni e di Induno, con le donne che cuciono la bandiera dell’Italia. Il vento della Francia porta novità nelle tele dei divisionisti - Segantini, Pellizza da Volpedo e Morbelli - aggiornati sulla pittura impressionista e inventori della pennellata franta in piccoli tocchi allungati.
Ci sono poi gli artisti che a Parigi si stabiliscono e lavorano. La mostra si chiude proprio con la rievocazione del clima culturale parigino della Belle Époque e con i dipinti di De Nittis - che pur non conoscendo una parola di francese divenne il ritrattista dei vip - Zandomeneghi e Boldini. Di quest’ultimo, geniale anticipatore del Novecento, sono presenti alcuni sensuali ritratti, tra cui la principessa Radziwill che, avvolta in abbondanti abiti di seta, lo sguardo ammiccante nell’abbondante trucco, è l’icona della mostra.
«Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura italiana dell’Ottocento» - Brescia, Palazzo Martinengo, fino all’11 giugno da mercoledì a venerdì 9-17.30, sabato e domenica 10-20, 10/8 euro, 380.4650533.
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