L’INTERVISTA
Lupo Alberto legge la Prealpina
L’arte del fumetto raccontata da Guido “Silver” Silvestri: che a dicembre presenterà un nuovo libro nato insieme a Regione Lombardia
Lui, Guido Silvestri, il padre di Lupo Alberto, non mancherà il prossimo 19 dicembre a Palazzo Lombardia per l’anteprima nazionale di presentazione del nuovo libro a fumetti sul Lupo e l’orso (“Dieci semplici lezioni sul lupo…per non parlare dell’orso”). Un progetto nato dalla matita di Silver - questo il suo nome d’arte -insieme a Regione Lombardia che in questi anni ha dato vita ad azioni di tutela dei grandi carnivori, nel segno di una convivenza possibile con l’uomo.
Da dove è nata la decisione di lavorare a questo nuovo progetto sulla tutela della biodiversità insieme a Regione Lombardia, terra di industrie e dané?
«Pensare che l’anima lombarda sia soltanto affari e denaro è un luogo comune un po’ riduttivo. Al di là della macchiettistica, c’è da parte di molti una grande sensibilità ai temi ambientali, e il desiderio di un migliore equilibrio fra l’uomo e la natura. E anche chi bada soltanto al profitto incomincia a capire che la salute del Pianeta si traduce anche in un vantaggio per l’economia».
Il 19 dicembre alla presentazione del libro ci sarà anche una classe di Gallarate, dell’istituto “Leonardo da Vinci”. Ha qualche ricordo particolare di Varese?
«Confesso che di Varese conosco bene solo… l’aeroporto di Malpensa. Lì mi si può incontrare spesso e negli orari più disparati, per salutare i vari familiari in arrivo o in partenza. Ho dei figli che viaggiano parecchio. So comunque che Varese è una città deliziosa; mi farò dire dov’è che si mangia bene, che è sempre un’ottima base di partenza per cominciare una esplorazione».
Sono passati 40 anni dalla nascita di Lupo Alberto. Oggi chi è Guido Silvestri?
«Quarant’anni, sì, ma non riesco a fare bilanci. Sono consapevole che ho quasi raggiunto l’età in cui la maggior parte delle persone incomincia a pensare alla pensione, ma alcuni degli obiettivi che mi ero dato quarant’anni fa non sono ancora raggiunti, e io ci tengo a fare le cose per bene. Inoltre col passare degli anni ho maturato, sul piano professionale, una maggiore sicurezza in me stesso: il fatto di non dover più dimostrare niente a nessuno mi dà un grande senso di libertà e mi trasmette la voglia di buttarmi in imprese sempre nuove».
Si è mai chiesto i motivi del successo conquistato dai suoi personaggi?
«Quale sia il segreto del successo del personaggio di Lupo Alberto me lo sono chiesto spesso anch’io, ma la verità è che non lo so. Potrebbe essersi trattato semplicemente di un colpo di fortuna… Tuttavia credo che il Lupo possieda molte delle qualità e dei difetti umani presenti in ognuno di noi, e che questo abbia fatto sì che il pubblico ci si potesse immedesimare, nel bene e nel male».
Avrà una frase che più di tutte ricorda con piacere del suo Lupo blu?
«Assolutamente sì».
Quindi?
«Be’, se oggi non vi va di ridere sono affari vostri. Io comunque ci ho provato».
Con quali fumetti è cresciuto?
«Dei fumetti non mi affascinava tanto il disegno quanto la narrazione, il racconto umoristico in particolare. Ho imparato a leggere sulle pagine di Topolino e Paperino a cinque anni. Mi piaceva anche andare al cinema a vedere i primi bellissimi film della Disney fatti di avventure, principi e principesse. Poi ho cominciato a scoprire quelli che sono stati i miei maestri veri, su tutti Jacovitti, quello che ritengo essere stato il più grande e geniale tra gli autori umoristici italiani. Negli anni Sessanta, poi, è uscito Linus, una rivista il cui fiore all’occhiello erano i Peanuts di Schultz, con le avventure di Charlie Brown e Snoopy, e su quel genere mi sono formato».
Allora internet, i social media, ipad e cellulari non esistevano. Oggi come si rapportano i nuovi mezzi di comunicazione al mondo dei fumetti?
«Il web offre una chance a chiunque voglia provare a intraprendere una professione creativa. L’aspetto negativo è che la rete non è selettiva, e quindi ci si può illudere di essere “arrivati” per il semplice fatto che qualcuno segue il nostro blog. Come mezzo di diffusione è estremamente efficace e capillare, e ti permette di testare immediatamente la validità di un’idea. Ha però ancora il limite nel non essere remunerativo, e nella scarsa tutela della proprietà intellettuale».
Un consiglio a un ragazzo che vuole percorrere la carriera di fumettista?
«Studiare, studiare, studiare, e viaggiare, viaggiare, viaggiare. Essere curiosi. I fumetti non sono soltanto bei disegni, sono narrazione, esperienze, conoscenza.
In questo senso “studiare”. E andare a vedere quello che fanno gli altri e come lo fanno. In questo senso “viaggiare”».
In giro vede un nuovo Silver?
«Silver o no, ci sono oggi un sacco di giovani autori con una grande capacità di scrittura, uno su tutti Zerocalcare. Una certa editoria di settore sta facendo un grande lavoro nel promuovere nuovi talenti».
C’è un nuovo personaggio che ha in qualche cassetto pronto ad essere tirato fuori?
«Ci sono dei progetti di gioventù che non hanno ancora visto la luce. Alcuni di questi forse è meglio che non la vedano proprio, ma ad altri sto lavorando, e con l’entusiasmo dei bei tempi . Comincio a sospettare che sia effetto della senilità, ma chi se ne frega: l’importante è divertirsi, no?
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