PROCESSO MACCHI
«Mai saputo che Binda si drogasse»
Nuovi dettagli - e qualche contraddizione - nell’interrogatorio-fiume della superteste Patrizia Bianchi
«Io non ho mai pensato che Stefano assumesse della droga». L’ha detto venerdì 7, nel corso del suo lunghissimo interrogatorio al processo a Stefano Binda per l’omicidio di Lidia Macchi, la supertestimone Patrizia Bianchi. Quello dell’uso degli stupefacenti da parte dell’imputato - uso di cui a quanto pare praticamente nessuno sapeva all’epoca del delitto, avvenuto il 5 gennaio 1987 - è stato uno dei tanti temi affrontati durante una deposizione in Corte d’Assise durata più o meno sette ore. E sul tema si è registrata una contraddizione tra quanto dichiarato da Bianchi e quando detto invece nel corso della precedente udienza del processo dall’ex fidanzato della donna, Pietro Catania, detto Piotr (la relazione tra i due andò avanti dal febbraio del 1990 al settembre del 1993 e finì in modo pessimo).
Catania ha riferito infatti alla Corte presieduta da Orazio Muscato, su sollecitazione del pm Gemma Gualdi, che Patrizia gli disse in due diverse occasioni che aveva sospetti che Binda potesse essere l’autore dell’omicidio di Lidia Macchi. «Una prima volta - ha detto Catania - quando per caso passammo in macchina vicino a un posto dove Patrizia aveva accompagnato Stefano a comprare eroina poco dopo l’omicidio: secondo lei Stefano in questo modo voleva stordirsi per sostenere il peso che doveva sopportare a causa del delitto». E poi, una seconda volta, a casa Bianchi.
Venerdì Patrizia ha però smentito con decisione di aver mai parlato con Piotr di acquisti di eroina da parte di Binda alla sua presenza. «Andai con Stefano e con il suo amico Fulvio Luzardi (anche lui tossicodipendente, morto per overdose di eroina nel 1988, ndr) al Sass Pinì - ha ricordato la teste -, Fulvio non sembrava stare bene e disse che aveva fame, poi i due ragazzi entrarono nel bosco e si sentì un grido. Ma io non pensavo che fosse Stefano a drogarsi. Forse Piotr confonde Binda con Luzardi». E poi Patrizia ha precisato che venne a conoscenza della tossicodipendenza di Stefano solo nel 1993, quando lo stesso Piotr le riferì che all’Università Statale c’era stato un episodio di droga che aveva riguardato Binda e ne era nato uno scandalo.
L’episodio dei tre al Sass Pinì è importante non solo per questa apparente contraddizione ma anche perché nel 2014, quando la supertestimone vide in tv una ricostruzione dell’omicidio di Lidia Macchi, notò con sgomento che il luogo del ritrovamento del cadavere era lo stesso in cui era andata con Binda e con Luzardi in quel lontano giorno degli anni Ottanta. Uno dei tasselli che in quel periodo andarono a comporre il puzzle del sospetto che portò Bianchi per la prima volta in Questura (insieme al ricordo del sacchetto e della lettera legato al parco Mantegazza di Masnago e ad altre suggestioni, tra cui la presenza nella borsetta di Lidia Macchi della poesia di Cesare Pavese “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, grande passione di Binda).
Infine, tornando al rapporto con Catania, che aveva riferito di una vera e propria «ossessione» di Bianchi per Binda, la supertestimone si è tolta a sua volta un sassolino dalla scarpa e, dopo aver ricordato che lei e Stefano erano «molto amici» e nient’altro, ha ipotizzato che le dichiarazioni di Catania siano state frutto di un «rancore non elaborato» a causa della fine tempestosa della loro storia d’amore.
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