LE SCHERMAGLIE
Mantovani: «Inchiesta da annullare»
I difensori dell’ex vicepresidente della Regione contro la pubblica accusa: «Mai chieste proroghe, non poteva difendersi»
Saranno anche «schermaglie procedurali», come ha provato a minimizzare il pm milanese Giovanni Polizzi. Tuttavia, è indubitabile che i difensori dell’ex vicepresidente regionale Mario Mantovani, già in sede di questioni preliminari, si sono messi in testa di puntare al bersaglio grosso. In altre parole, alla dichiarazione di «nullità di tutti gli atti dell’indagine» a carico del consigliere regionale di Forza Italia ed ex sindaco di Arconate, ora sotto processo per corruzione, concussione e turbativa d’asta dinanzi ai giudici della quarta sezione del Tribunale penale di Milano.
Mantovani era stato arrestato nell’ottobre di un anno fa. L’altro giorno l’avvocato Roberto Lassini, che con il collega Guido Calvi forma il collegio difensivo del tre volte sindaco di Arconate, ha posto l’accento, tra le altre cose, sulla presunta «tardività dell’iscrizione della notizia di reato» e sul fatto che le indagini si sarebbero «protratte oltre i tempi previsti» dal codice penale. «Dal 2011 si sta indagando su Mantovani, ma mai, fino almeno al novembre dello anno scorso, il pm Polizzi ha chiesto una proroga delle indagini, come prevede la legge, senza dunque dare alcuna comunicazione all’indagato che aveva il diritto di difendersi». Già questo basterebbe per mettere in crisi tutto il castello accusatorio, quindi la questione è molto delicata.
La pubblica accusa si è quindi riservata del tempo per le valutazioni del caso, la risposta arriverà nell’udienza di metà ottobre. Per quella data si esprimerà anche il collegio giudicante, presieduto dal giudice Giulia Turri.
Servizio completo sulla Prealpina di venerdì 16 settembre
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