PALAZZO ESTENSE
Marantelli si fa da parte
"Mesi fa avevo dato la mia disponibilità al segretario cittadino Paris. Ora le condizioni sono cambiate". L'onorevole Pd non correrà per la poltrona di sindaco
"Girando in città la gente mi dice: allora Daniele, sei tu il prossimo sindaco di Varese. E’ per questo, per trasparenza, che mi sembra giusto fare chiarezza". E la chiarezza è che non sarà lui il candidato sindaco del centrosinistra. L’onorevole Daniele Marantelli esce dal lotto dei papabili. Esce dopo aver ricevuto tre mesi fa dal partito, o meglio dal segretario cittadino Luca Paris, la proposta di mettersi in gioco nella sua Varese o quantomeno dare l’eventuale disponibilità, e preso atto, ora, che l’orientamento è cambiato. Non è necessario che si candidi. Marantelli lo ha rivelato domenica, alla festa dei Democratici alla Schiranna, rendendo noto il contenuto della lettera inviata in mattina al segretario Paris: "Nel nostro colloquio di mercoledì scorso - scrive il parlamentare del Pd rivolgendosi appunto al segretario cittadino - , avendo tu potuto, nel frattempo, compiere delle valutazioni più meditate, mi hai comunicato che il partito ritiene che, per vincere le elezioni il prossimo anno, occorre privilegiare candidature nuove rispetto a quelle tradizionali". E dunque, colpo di scena. Doppio a ben guardare: da un lato, Marantelli - "istituzione" del Pd e della sinistra, già segretario a Varese nell’85, consigliere comunale fino al ‘95, al Pirellone poi per dieci anni e quindi in Parlamento, assumendo incarichi di responsabilità come la vice presidenza della commissione bicamerale per il federalismo - non correrà per Palazzo Estense nonostante si fosse messo a disposizione; dall’altro, è lui stesso a rivelarlo, spiegando serenamente che la sua figura, tradizionale, non collima con quella innovativa decisa dai vertici locali dei Democratici. Arrabbiato? Deluso? Un affronto? Niente di tutto questo. Marantelli non ha fatto alcun commento personale sul segretario Paris e anzi ha detto "che essendo geloso della mia autonomia, non interferisco in quella degli altri". "Le battaglie politiche - ha aggiunto - le faccio con gli avversari". E ancora: "Non sono uno che si autocandida, sono uno che gioca di squadra".
"E’ vero, la mia sarebbe stata una candidatura più tradizionale - ha ammesso Marantelli, senza voler appunto esprimere alcun giudizio sulla scelta improntata alla "novità" - A questo punto, caro segretario - recita la lettera - risulta evidente che la disponibilità che avevo dato al partito in modo del tutto disinteressato, non ha più alcuna ragion d’essere. In tempi di diffusa sfiducia nei partiti, la massima trasparenza è un dovere".
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