VARESE
Marco Colombo e i tesori del fiume
Dai placidi laghi agli impetuosi torrenti. Non c’è acqua dolce in cui non si sia immerso con la sua strumentazione per svelarci, attraverso immagini sbalorditive, mondi ai più sconosciuti ed ecosistemi fragili e a rischio. Marco Colombo, fotografo naturalista pluripremiato e divulgatore scientifico ha così dato vita a un libro «I tesori del fiume» con cui svela il mondo misterioso e affascinante delle acque interne italiane. Il fotografo bustocco sarà venerdì 27 gennaio alle 20.30 in Sala Montanari a Varese per mostrare l’Italia sopra e sotto l’acqua e per raccontare aneddoti legati al suo lavoro di campo.
Perché un libro su fiumi e laghi?
«Gli ambienti di acqua dolce italiani sono un patrimonio incredibile e purtroppo molto minacciato: inquinamento, cementificazione e bracconaggio sono solo alcune delle problematiche che li affliggono e che dovrebbero riguardarci, perché dalle acque dolci dipende anche la vita dell’uomo. Fiumi, laghi, torrenti, ruscelli, paludi e lagune sono luoghi di inenarrabile bellezza, ricchi di biodiversità: ho voluto mostrare cosa abbiamo di bello, anche vicino a casa, e perché sta sparendo. Per farlo ho esplorato ambienti diversi, dalle pozze ghiacciate delle montagne alle grotte, dalla corrente dei fiumi al silenzio subacqueo dei grandi laghi».
Dove si trovano i luoghi che ha raccontato?
«Il libro copre con un approccio sistemico i principali ambienti fluviali e lacustri; per realizzare le immagini mi sono spostato dal Piemonte al Friuli, dalla Toscana alla Sardegna, a seconda dei soggetti che dovevo ritrarre. Ad esempio, nel vercellese ho nuotato tra carpe, tinche e lucci, negli stagni del sassarese ho incontrato falchi pescatori, fenicotteri, anatre ed altri uccelli acquatici, sull’Appennino abruzzese ho atteso all’alba i cervi all’abbeverata. Ovviamente non potevano mancare immagini dal Varesotto in particolare dedicate al gambero di fiume nostrano presente nella fascia prealpina nonostante ormai sia localizzato e raro».
Com’è la situazione delle nostre acque dolci?
«Purtroppo la situazione non è rosea: ho trovato tantissimi rifiuti, bottiglie, sacchetti, addirittura biciclette e bombe a mano. L’inquinamento più subdolo e pervasivo è però quello che non si vede. Per mostrare queste problematiche, ho inserito un capitolo dedicato ad immagini di questi oggetti, di schiuma degli scarichi, pesci morti ed altro. Un’altra gravissima problematica di cui parlo è legata alle specie alloctone ovvero provenienti da altri Paesi e introdotte negli habitat nostrani. Esempi illustri sono la sudamericana nutria, che crea danni agli argini e alle nidificazioni degli uccelli, il siluro dall’Europa orientale, vorace predatore che raggiunge enormi dimensioni e la meno nota medusa d’acqua dolce proveniente dalla Cina. Attualmente si ritiene che le specie alloctone siano tra i principali fattori di erosione della biodiversità, basti pensare che sulle 113 specie di pesci attualmente segnalate nelle nostre acque interne, ben 52 sono introdotte».
Come sono nate le fotografie?
«In alcuni casi le immagini sono state ottenute con attente pianificazioni e studio dei luoghi, della luce e del comportamento animale, mentre in altri casi si è trattato di colpi di fortuna, “serendipità”, cerchi una cosa e ne trovi un’altra. Per poter ritrarre gli animali è comunque necessario essere rispettosi, conoscere qual è il limite oltre il quale non spingersi. In provincia di Varese ho realizzato l’immagine di una femmina di tritone crestato mentre nuota in superficie in una palude, vista da sotto: grazie all’utilizzo di un obiettivo grandangolare, sopra di lei si vede anche il cielo con gli alberi spogli di inizio primavera».
Pensa che la fotografia naturalistica possa aiutare la conservazione della natura?
«È un importante strumento di divulgazione, sempre che non rimanga un mero esercizio stilistico fine a se stesso. In termini di conservazione della natura funziona bene soprattutto quando collegata ad un’attività divulgativa costante tramite conferenze, seminari e pubblicazioni».
C’è una fotografia del libro a cui è legato?
«Sono legato alle immagini che ho scattato nella zona di Trieste: lì mi sono calato in una grotta fonda 40 metri per poi immergermi in un lago sotterraneo e realizzare delle immagini del raro proteo, una salamandra acquatica bianca e cieca (ritenuta anticamente un cucciolo di drago) che respira con branchie ramificate rosse, può vivere fino a 100 anni e digiunare anche per 7-8 anni. Un vero miracolo dell’evoluzione! Le immagini che ho ottenuto sono tra le pochissime esistenti realizzate in immersione da un fotografo naturalista».
Ha ritratto anche il ciclo di vita della lampreda di mare.
«La lampreda di mare è un parente dei pesci immutato da milioni di anni, a forma di anguilla, con la bocca a forma di ventosa, una sola narice e un terzo occhio sottocutaneo. Al momento della riproduzione risale i fiumi e scava sul fondo una buca spostando con la bocca fino a 10 kg di ciottoli; depone le uova in questa depressione e poi muore. Le larve appena nate si infossano nel fango, dove filtrano l’acqua per nutrirsi, e dopo alcuni anni diventano delle piccole lamprede. A questo punto ridiscendono il fiume fino al mare, dove vivono da parassiti di grandi pesci come i tonni, succhiandone il sangue grazie alla ventosa dentellata. Raggiunta la maturità sessuale tornano nel fiume in cui sono nate e il ciclo ricomincia. Questi animali sono praticamente estinti in Italia soprattutto a causa delle dighe che ne ostacolano la riproduzione, ma con notevole sforzo sono riuscito a ritrarre tutto il ciclo vitale in Liguria».
La fotografia subacquea è solo una parte del suo lavoro. A cos’altro si dedica?
«In buona sostanza fotografo un po’ di tutto in natura. Ultimamente mi sto interessando molto all’area del Parco nazionale d’Abruzzo per fotografare i lupi appenninici e gli orsi marsicani, preziose presenze di quei boschi magnifici».
Quali sono le occasioni per conoscere il suo lavoro?
«Un’anteprima sfogliabile online del libro può essere visionata su http://marcocolombolibri.wixsite.com/itesoridelfiume/anteprima, in alternativa una selezione di mie fotografie e lavori è sul sito www.calosoma.it, mentre per rimanere aggiornati sui corsi e workshop suggerisco di seguire le mie pagine Facebook e Instagram. Il prossimo incontro in provincia sarà il 2 febbraio al Fotoclub La Focale».
Quest’anno è stato premiato per una fotografia di una testuggine d’acqua dolce. Ce ne parla?
«Il Wildlife Photographer of the Year, organizzato dal Natural History Museum di Londra, è ritenuto l’Oscar della fotografia naturalistica. Normalmente la media delle immagini partecipanti si aggira attorno alle 50mila provenienti da tutto il mondo e di queste, solo 100 vengono premiate, andando a comporre la mostra, il libro e comparendo sui vari canali di informazione. Dopo la vittoria nel 2011 della categoria Ritratti animali, nel 2016 sono stato nuovamente fortunato vincendo la categoria Rettili e anfibi con un’immagine di testuggine palustre che nuota nel torbido fondale di un fiume in Sardegna».
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