GRANDI OPERE
Maroni difende il Patto
«Se il Governo dà i soldi la Lombardia li prende. Il testo firmato con Renzi garanzia dei cantieri. Pedemontana sarà completata e rifinanzieremo l’accordo di programma per piazza Repubblica»
Roberto Maroni, presidente della Regione, è vero quello che si dice in giro, che tra lei e Matteo Salvini, segretario della Lega nord, il suo partito, non corre buon sangue?
«Chi lo dice?».
Ieri, nell’intervista alla Prealpina, Alessandro Alfieri, segretario Pd, ha rigirato il coltello nella piaga. Del resto, per quanto riguarda il Patto per la Lombardia, Salvini non è stato tenero con lei.
«Se lo dice Alfieri. Vogliamo parlare delle guerre interne al Partito democratico? Tra me e Salvini c’è un ottimo rapporto, anche se a volte le posizioni divergono a causa dei diversi ruoli. Io ho il compito di governare; per questo devo tenere aperto il dialogo istituzionale. Salvini ha una funzione politica, che esprime secondo logiche appunto politiche».
Insomma, vecchio refrain della Lega di lotta e della Lega di governo. E’così?
«Come già insegnava Enrico Berlinguer – lo ricordo anche ad Alfieri – bisogna tenere insieme le due anime. E nella Lega mi pare che questo funzioni. Al di là dei toni da campagna elettorale, peraltro comprensibili, io devo risolvere i problemi. Se il Governo mi dà i soldi, li prendo. E li prendo prima che succeda qualcosa di traumatico, come potrebbe accadere con l’esito del referendum».
Che cosa può accadere?
«Che il governo si dimetta, per esempio. Anche per questo abbiamo accelerato i tempi. Del resto, credo che al cittadino lombardo interessi la concretezza, che si finisca la Pedemontana, che i laghi siano puliti, che si realizzino le infrastrutture, che si faccia il collegamento ferroviario tra Malpensa e Gallarate. E potrei continuare. Io, come i lombardi, voglio la concretezza. Non mi curo delle polemiche».
Qualcuno ha posto dubbi sulla reale esistenza dei finanziamenti (11 miliardi) contenuti nel Patto per la Lombardia, sottoscritto una settimana fa dal premier Renzi e da lei, presidente Maroni.
«Lascio le libere interpretazioni a chi non sa di che cosa parla. Per capire come stanno davvero le cose basterebbe raffrontare il merito del Patto per Milano e del Patto per la Lombardia. I nostri 10 miliardi, quasi 11, ci sono tutti. L’aspetto fondamentale è che sono denari per opere che fa Regione, Anas, Ferrovie, cioè enti governativi, Anas e Ferrovie. Qual è il vantaggio di averli messi nel Patto? Che i finanziamenti sono blindati, non possono essere spostati per altri interventi fuori dalla regione. Tra l’altro, il Cipe ha certificato quanto contenuto nell’accordo. Questa è la realtà dei fatti, le altre sono posizioni elettorali che non mi toccano».
Alcuni sindaci lombardi sostengono di essere stati tagliati fuori dai finanziamenti. E protestano.
«Per fortuna che poi siamo noi leghisti a essere provinciali. Mah. Credo che il riferimento sia al primo cittadino di Pavia, che però s’è dimenticato una delle novità del Patto: l’esistenza di fondi indistinti per opere infrastrutturali che possono essere specificate da qui in avanti. Se i sindaci hanno buone idee e buoni progetti, possono chiedere i finanziamenti. Io stesso li ho incontrati l’altro giorno a Bergamo. Ho parlato con loro, spiegando qual è la situazione. Se uno ha voglia di informarsi e collaborare, bene. Se uno intende soltanto fare propaganda, non so che cosa rispondergli. Tranne che, a quel punto, i soldi li daremo ad altre città, per esempio a Varese per rifinanziare l’accordo di programma per piazza Repubblica».
Capitolo Pedemontana: sono in molti ad avere dubbi sull’effettiva disponibilità dei finanziamenti. Come stanno le cose?
«Il Patto è in sostanza la richiesta che la Regione ha fatto al Governo. E il governo ha detto ok. Vuol dire che la Pedemontana si farà. Non solo Pedemontana, ma l’intero sistema, che comprende le tangenziali di Varese e di Como».
Due miliardi e settecento milioni sono però insufficienti per finire l’autostrada e le due tangenziali.
«Ripeto: le opere indicate nel Patto si faranno. Punto. Dopo di che le risorse non sono tutte quelle che servono, come per la Pedemontana. Ma il fatto che l’infrastruttura sia inserita nell’accordo significa che i soldi mancanti si troveranno, anche attraverso i privati. Capisco i dubbi di chi non ha capito bene, non ha letto o altro. Ma io sono soddisfatto. Il motivo è semplice: le opera indicate, una cinquantina, non resteranno soltanto sulla carta».
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