LA VERTENZA
Meridiana, serve il referendum
Accordo siglato dai confederali da rivedere: Usb prosegue la battaglia contro i 396 esuberi
«Resistere e reagire».
Sono queste le due parole che fanno da incipit a una lunghissima nota in cui Usb mostra ancora una volta i muscoli e fa capire di non considerare la vertenza Meridiana una partita persa. O meglio, una partita non ancora finita dopo l’accordo dello scorso 27 giugno al Ministero per lo Sviluppo economico in cui i sindacati (ma la sigla di base non ha firmato) hanno dato il via libera ai 396 esuberi (di cui la metà basati a Malpensa) e alla ridefinizione del contratto con un taglio agli stipendi (ormai fuori mercato) che arriva fino al 20 per cento.
Usb, insieme ad altre sigle che non rientrano tra le confederali, da giorni sta raccogliendo le firme necessarie (serve l’adesione del 30% dei lavoratori) per indire un referendum interno e bocciare l’accordo quadro. Un passaggio di «valenza fondamentale» secondo le rsa di Usb. Che scrivono: «Secondo noi, non è ancora molto chiaro che se le sigle firmatarie, in primis i confederali, continuano a rifiutarsi di fare il referendum, il contratto in vigore dall’1 agosto non sarà validato in base alle regole stabilite nei loro stessi accordi (Testo unico sulla rappresentanza). Questo è quanto sottoscritto negli accordi di Confindustria, recepiti a chiare lettere nel contratto nazionale di cui questo accordo è parte integrativa di secondo livello».
Secondo il sindacato di base, non è dunque tutto perduto e i prossimi mesi saranno fondamentali. Anche perché Qatar Airways e Meridiana hanno raggiunto l’accordo - «da perfezionarsi entro l’autunno, previa soddisfazione di alcune condizioni», scrivevano in una nota congiunta le due compagnie una settimana fa - che consentirà al colosso arabo di detenere il 49% delle azioni di Meridiana e rilanciare le attività aeree.
Articolo completo sulla Prealpina di mercoledì 20 luglio.
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