LA PRESENTAZIONE
Mezza Uyba, mille abbracci
Tantissimi tifosi al PalaYamamay per il raduno di metà squadra biancorossa, ancora priva delle sue straniere
Busto Arsizio è la Futura, la Futura è Busto Arsizio. Indipendentemente dai volti e dai risultati. Perché il volley è ormai nel cuore di questa città e di questa gente. Lo testimonia Gigi Farioli, primo cittadino e primo tifoso, che sul parquet del PalaYamamay (il taraflex sarà rimontato a brevissimo) porge il suo saluto a vecche e nuove “farfalle”. Sotto lo sguardo compiaciuto del nuovo presidente Giuseppe Pirola e del nuovo a.d. Paolo Lugiato.
Mancano tutte le straniere (Jenna Hagglund e Karsta Lowe, Godze Yilmaz e Jaimie Thibeault) ma c’è tantissima gente ed enorme è l’entusiasmo. Entra per prima Giulia Pisani, probabile capitana dell’Uyba 2.0, e l’applausometro tocca già l’apice. Poi sfilano le azzurrine Alice Degradi e Giulia Angelina, le novità Silvia Fondriest, Valeria Papa e Celeste Poma, le babies Bianca Mazzotti, Beatrice Badini, Virginia Peruzzo e Beatrice Negretti (aggregate dalla B1). Ma a strappare la standing ovation è Marco Mencarelli, il c.t. campione del mondo con l’Italia U18, il nuovo coach che - dopo undici anni di regno incontrastato - prende il posto di Carlo Parisi.
«Ho cominciato a capire che cosa sia Busto - confessa il nuovo allenatore della Uyba -. È una roba entusiasmante, bellissima, incredibile, dà una carica importantissima», dice riferendosi alla presenza di così tanti tifosi.
«Questo è un pubblico che merita grandissimo rispetto e che merita di essere ripagato con altrettanto entusiasmo e con altrettanta disponibilità. Sarà nostro dovere soddisfare i palati fini pronti a sacrificare un pomeriggio per venire a sostenere questa squadra e questo ciclo nuovo».
Squadra nuova, giocatrici nuove e straniere lontane ancora a lungo. Ma Mencarelli ne è consapevole: «È abbastanza normale, c’è bisogno di un po’ di tempo per mettere insieme i vari incastri. Ma le scelte che abbiamo fatto sono tutte legate da un filo che le unisce. Il minimo comune denominatore è l’allenabilità».
Tutte le “farfalle” sono importanti ma l’asse portante è palleggiatrice-opposta, ovvero le due americane Hagglund e Lowe: «Un incastro studiato e costruito a tavolino, insomma ragionato - dice il coach biancorosso - perché sono giocatrici che devono trovarsi con traiettorie e palle particolari».
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