LEGA
Mezzo Carroccio va sotto processo
Resa dei conti in segreteria per il comportamento di Pinciroli, Albani, Licini e Ferrario
Stasera, prima del match di maggioranza, la Lega si produrrà nella resa dei conti interna dopo le tensioni di fine dicembre. Perché il segretario Francesco Speroni certo non ha dimenticato cos’è successo sul tema della caserma (lui avrebbe voluto porre vincoli alla futura destinazione ai carabinieri per non accontentarsi di un affitto ridicolo, il sindaco Emanuele Antonelli ha preteso di chiudere la pratica senza toccare la delibera e ci è riuscito con l’appoggio di alcuni “dissidenti” padani) così oggi esaminerà il comportamento avuto dai suoi consiglieri. Nel mirino, in particolare, c’è l’ex capogruppo Livio Pinciroli, pronto ad essere processato non solo per la sua impuntatura sulla questione (fu il primo a dire che avrebbe votato comunque a favore della proposta del sindaco) ma anche perché nelle ultime settimane ha sempre agito da cane sciolto, con uscite pubbliche non concordate e con un distacco ormai totale dall’attività della sezione, al punto da non partecipare neanche all’ultimo congresso. Insomma, è tempo di chiarirsi, anche perché voci insistenti danno Pinciroli in procinto di entrare nel gruppo misto da indipendente, se non addirittura di confluire nell’organico di Forza Italia. Ma stasera nel Carroccio non sarà il solo a finire sulla graticola, perché il direttivo vaglierà anche il comportamento di altri militanti e consiglieri. Fra questi ultimi si discuterà degli atteggiamenti di Alessandro Albani e Paolo Licini, pure loro fuori linea rispetto alle indicazioni della segreteria sulla caserma e quindi additati da Speroni come «leghisti che hanno preferito aiutare prima lo Stato, concedendo un edificio nuovo e gigantesco per una cifra irrisoria, piuttosto che il Comune». Insomma, un «anti-federalismo» di cui si dibatterà. E ce ne sarà pure per l’ex vicesindaco Stefano Ferrario, in tal caso per la sua recente candidatura al cda di Alfa (poi fallita) che è stata avanzata in accordo con le segreterie provinciali e non con la sezione di Busto, che invece avrebbe voluto avere voce in capitolo. Anche in questo caso è l’ennesima puntata di una spaccatura cittadina fra le due anime della Lega che, neppure con la fine del commissariamento, si è stati in grado di spegnere.
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