IL PERSONAGGIO
«Mi è venuta la faccia da raviolo»
Renato Pozzetto racconta il suo pranzo di Natale a Laveno e prepara il 31 sul palco del Galleria di Legnano con “Siccome l’altro è impegnato”
«Mio fratello Ettore, di Comerio, si è presentato con la bellezza di 1400 ravioli. Li fa buonissimi e non ho saputo resistere, quando mi sono alzato da tavola avevo la faccia a forma di raviolo».
Ecco il pranzo di Natale a casa Pozzetto. A raccontarlo è Renato che, come da tradizione, nelle festività lascia Milano per godersi la sua Laveno: «Il 25 eravamo in quaranta, poi liberi tutti. I miei figli sono andati in montagna con i bambini: Francesca a Saint-Moritz, Giacomo a Cervinia. Per il momento resto qui, concedendomi qualche gita; ieri, per dire, ero a Domodossola».
Il 31 sarà al Teatro Galleria di Legnano; brindare al nuovo anno sul palco per lei è quasi un’abitudine.
«Piacevole, in verità perché significa festeggiare San Silvestro ogni anno con gente diversa. Ai tempi del cabaret non avevo scampo: il 31 io e Cochi dovevamo essere presenti. Negli ultimi tempi non sempre quella sera sono stato in scena ma quest’anno ho accolto volentieri l’invito di Legnano. Anche perché il Galleria è un bel teatro, oltretutto vicino a casa. Sarebbe più comodo Milano ma le prime ore del 2017 voglio passarle con gli amici di Laveno».
“Siccome l’altro è impegnato” è già stato rappresentato con successo in varie città; ci sono differenze rispetto allo spettacolo applaudito a Varese?
«Che lo si voglia o no, ogni sera a teatro è diversa dalle altre. L’attualità offre sempre nuovi spunti ma so che la gente da me vuole sentire le canzoni di una volta di Cochi e Renato e l’accontento volentieri».
Sul palco non è solo.
«No, sono accompagnato dai Bravi ma basta, quattro musicisti davvero bravi che, tra l’altro, mi permettono di tirare il fiato di tanto».
Questo spettacolo la sta portando in giro per l’Italia; non le pesa?
«Per nulla, perché ho amici un po’ dappertutto e perché mi piace guidare. Un amore che arriva da lontano. Ho ancora un ricordo preciso della mia prima auto: una Cinquecento, comprata con tanto di cambiali controfirmate da mio padre».
La sua Locanda Pozzetto di Laveno?
«Va bene, sono soddisfatto, la cucina lombarda piace molto anche a piemontesi e svizzeri».
In questi giorni ha guardato molta tv?
«Qualcosa da vedere c’è sempre ma in genere la tv l’accendo quando mi sveglio per sapere le notizie e poi l’abbandono».
Da quanto non va al cinema?
«Da molto. Visto quello che mi ha dato il cinema non dovrei dirlo ma in realtà l’andare al cinema non ha mai fatto parte delle mie regole di vita. Certo qualche film da bambino lo avrò pur visto ma in realtà il cinema più che da spettatore l’ho scoperto da attore. E mi sono sentito subito a casa. Debuttai in “Per amare Ofelia” di Flavio Mogherini (padre di Federica Mogherini, ex ministro da due anni Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e per la politica di sicurezza; ndr), sorprendendo gli addetti ai lavori che si complimentarono per come mi muovessi con disinvoltura davanti alla macchina da presa, che allora era rumorosissima».
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