AL MUDEC
Mirò: la forza della materia
Sembrava uscito da uno dei suoi quadri. Eccolo Joan Miró (1893-1983), un ometto così (ricorda lo storico dell’arte Cesare Brandi), con le guance di un colore fra la pesca e lo zafferano, rubizzo, e con certi occhietti vispi, come i bruchi di notte nel buio di una siepe: vestito di tutto punto, col gilet perfino, cravatta, camicia bianca, i pochi capelli lisciati con cura.
Questo è Mirò, il pittore più rivoluzionario del Novecento. Introverso, poco espansivo anche se profondamente gentile e affabile, così come la sua arte, in apparenza infantile, libera e selvaggia ma anche pazientemente calibrata e rigorosa nella perfetta fusione di poesia e pittura (secondo l’estetica surrealista) in pochi segni e macchie di colori primari che danno vita ad astri, soli, lune, esseri dall’apparenza umana e animalesca, virgole, accenti e asterischi.
Il Mudec gli rende omaggio con una mostra, curata dalla Fundació Joan Miró di Barcellona, sotto la direzione di Rosa Maria Malet, che allinea un centinaio di opere selezionate tra quelle realizzate tra il 1931 e il 1981, con un affondo sulla forza comunicativa della materia.
L’artista catalano ha infatti sperimentato materiali eterodossi e procedure innovative, piegando a esigenze comunicative cartoni, masonite, pezzi di ferro, ceramica, materiali trovati e assemblati nei suoi celebri collage e sculture.
Le quattro sezioni in cui è suddivisa l’esposizione introducono - sulle note di «Blues for Joan Miró» di Duke Ellington - al contesto storico e culturale e favoriscono la partecipazione attiva attraverso postazioni di realtà virtuale, offrendo la possibilità di una vera e propria immersione nel mondo magico di Mirò.
«Joan Miró, la forza della materia» - Milano, Mudec, fino all’11 settembre, lunedì 14.30-19.30, da martedì a domenica ore 9.30-19.30, giovedì fino alle 22.30, 12/8 euro, info 02.54917.
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