IL PROCESSO
Moglie giù dalla finestra. Condanna: 14 anni
L’imputato coreano si è dichiarato innocente. «Dormivo»
La sentenza è arrivata ieri, 19 settembre, poco prima delle 16.15: Park Dahe è stato riconosciuto responsabile dell’omicidio della moglie Ann Jung Mee ma condannato a soli quattordici anni, poco più della metà di quelli chiesti dal pubblico ministero Maria Cardellicchio. La mattinata è stata dedicata all’arringa degli avvocati Guido Camera e Daniela Quatraro ma soprattutto alle spontanee dichiarazioni rilasciate dall’imputato alla Corte d’assise». Alla lettura del dispositivo Park è rimasto di ghiaccio. «Era convinto di essere assolto». Secondo la ricostruzione fornita ieri dalla difesa, quella sera tra il 17 e il 18 maggio dell’anno scorso i due avevano appena conosciuto un momento di serenità dopo un paio di giorni in cui l’eccesso di alcol aveva avuto un effetto devastante sui comportamenti di Ann. Park: «Quella sera però ci eravamo rasserenati, avevamo deciso di tornare in Corea due giorni dopo ed eravamo tranquilli. Io mi sono rilassato e sono caduto in un sonno profondo. Al mio risveglio c’erano i carabinieri». Quindi nel frattempo in cui Park si appisolò, Ann si mise in una condizione di rischio - ossia appoggiarsi sul davanzale della finestra dell’albergo a mangiare - che risultò fatale. Diversa la ricostruzione dell’accusa, supportata da una testimonianza. L’imputato avrebbe spinto giù la moglie.
Servizio completo sulla Prealpina di mercoledì 20 settembre
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