Russia-Nato
Mosca rilancia contro la Nato: minaccia sicurezza militare Europa
Shoigu: no a corsa armamenti. Lavrov: proposte Alleanza bizzarre
Mosca, 27 apr. (askanews) - La regola "no news - good news" non è valsa: il Consiglio Nato-Russia che dopo una lunga pausa si era tenuto lo scorso 20 aprile a Bruxelles si era concluso nel silenzio, ma evidentemente questo non significa che le cose hanno ripreso a marciare per il verso giusto. La versione russa dell'intera faccenda, anzi, emersa oggi alla V Conferenza di Mosca sulla Sicurezza Internazionale, tratteggia un quadro a tinte fosche, conferma che le relazioni con il blocco atlantico rimangono al punto più basso dalla fine delle Guerra Fredda e preannuncia ritorsioni, nonchè fa balenare più di un possibile rilancio nella corsa agli armamenti. In particolare, secondo la Difesa russa, le azioni degli Stati Uniti e della NATO, tra cui il collocamento di "infrastrutture" ai confini della Russia, "ha costretto" Mosca "a prendere adeguate misure di ritorsione tecnico-militare" ha detto il ministro Sergey Shoigu. "Mentre io voglio dichiarare responsabilmente - ha aggiunto - che siamo contrari alla corsa agli armamenti". Quindi, se i rapporti sono così deteriorati, "non è per colpa" di Mosca.
Il dente avvelenato russo sul tema è stato confermato nei numerosi discorsi tenuti questa mattina dai diversi ospiti che hanno preso la parola. Dal capo della diplomazia di Mosca, Sergey Lavrov, al suo collega della Difesa Shoigu, dal rappresentante permanente della Russia alla NATO, Alexander Grushko, alle parole del capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Valery Gerasimov. In sostanza oggi alla Conferenza di Mosca, non appena veniva affrontato il tema, le facce diventavano ben cupe.
Secondo Lavrov le proposte dell'Alleanza per un rinnovo delle misure di fiducia suonano "bizzarre" sullo sfondo della linea di "contenimento" della Russia ormai avviata. "Si è tenuta una recente riunione del Consiglio Russia-NATO, su richiesta urgente dell'Alleanza dopo una lunga pausa" ha proseguito, notando però che "la cooperazione pratica con la NATO è stata ridotta al minimo, e uno degli ambiti era la lotta congiunta all'antiterrorismo".
E proprio in questo senso, se da più parti è stata segnalata con note positive la collaborazione esistente tra Mosca e Washington sul dossier siriano, quando la questione passa sulla collaborazione tra Alleanza e Mosca, è un'altra marcia funebre: "Al momento non abbiamo contatti militari sistemici" sulla Siria, ha detto Grushko. "Ma è ovvio che se la NATO è seriamente interessata a muoversi verso la riduzione delle tensioni in campo militare, uno dei primi passi dovrebbe essere la ripresa delle relazioni sistemiche nella sfera militare".
In realtà già dalla vigilia del Consiglio Russia-Nato c'era ben poco da sperare. All'insegna della "totale sfiducia", Mosca si preparava a partecipare, dopo due anni di gelo con l'Alleanza determinati principalmente dal problema Ucraina, ma iniziato già qualche anno prima del 2014. Alla vigilia dell'appuntamento, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, aveva spento qualsiasi entusiasmo: "le relazioni NATO-Russia, naturalmente, stanno soffrendo, sono apparentemente dimenticate". Ma ora a sentire Grushko, la situazione sembra persino peggiore. "Le azioni della Nato in Europa Orientale violano le disposizioni dell'atto di fondazione del Consiglio NATO-Russia" che "resta uno dei principali elementi di sicurezza militare in Europa". E quindi nel Vecchio continente "la situazione della sicurezza peggiora seriamente".
Una posizione che si colloca ad anni luce dallo spirito di Pratica di Mare, ossia la fine della contrapposizione che aveva caratterizzato gli anni della Guerra fredda e appunto l'istituzione del Consiglio Russia-NATO. E la nascita di quello spirito era stata ospitata proprio dall'Italia, il 28 maggio 2002 a Pratica di Mare (Roma), nel vertice in cui per la prima volta l'Alleanza Atlantica apriva le porte all'ex-potenza sovietica. Anche all'epoca a rappresentare Mosca c'era il presidente Vladimir Putin.
Molto da allora è cambiato, soprattutto dopo la crisi ucraina, per la quale il primo aprile 2014 la NATO ha deciso unilateralmente di sospendere la cooperazione pratica con la Federazione russa. Ma l'Alleanza ha comunque continuato a mantenere un canale aperto con la Russia al fine di monitorare l'evoluzione della crisi in Crimea. Con due riunioni, la prima il 14 marzo 2014, durante la quale l'ex Segretario Generale della NATO, il danese Anders Fogh Rasmussen, aveva affermato di continuare a seguire gli sviluppi in Ucraina con grande preoccupazione. E poi l'11 marzo 2015, quando il nuovo (e attuale) Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha ripreso la questione in un incontro a cui presenziava anche l'ambasciatore russo presso la NATO, un anno dopo l'annessione della Crimea che gli alleati della NATO non riconoscono e considerano illegale e illegittima. Chiaro il messaggio di Stoltenberg: "la NATO non vuole una nuova guerra fredda". Ma il Cremlino non sembra crederci.
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