MENDRISIO
Nel paradiso di Cuno Amiet
A cavallo tra Otto e Novecento, il pittore svizzero Cuno Amiet (1868-1961) ha fatto suoi i linguaggi delle avanguardie francesi, e in minor misura quelli d’area germanofona, avendo come faro il suo amore verso la natura e la vita espresso soprattutto attraverso i valori coloristici dell’opera.
Al maggior esponente svizzero della tradizione impressionista e post impressionista, il Museo d’arte di Mendrisio dedica ora l’eclettica mostra «Il paradiso di Cuno Amiet. Da Gauguin a Hodler, da Kirchner a Matisse».
Fatta eccezione per l’ultimo singolare periodo successivo alla morte, nel 1951, dell’amata moglie Anna, l’iter espositivo, costituito da circa 130 opere tra dipinti e lavori su carta, è distinto in due parti: la prima, sperimentale ed europea, va dall’intenso soggiorno francese di Pont-Aven del 1892-93 fino al primo dopoguerra; la seconda, spazia dai tardi anni Venti sino alla fine del secondo conflitto mondiale, «segnata al contrario da un progressivo ripiegamento tradizionalista e regionale», come osserva il critico Simone Soldini.
Nella Parigi di fine ‘800, che ormai guarda al «puntinismo» di Seurat, Amiet studia all’Accademia Julian, avendo per compagni i futuri «Nabis», tra cui Sérusier, con cui si trova a Pont-Aven, in Bretagna, dove Gauguin ha già sviluppato quella pittura simbolista e di sintesi strutturata su stesure cromatiche vivaci e piatte delimitate da contorni marcati.
Rientrato in Svizzera nel 1893, mettendo più tardi radici a Oschwand, nell’incantevole campagna bernese, subisce l’influenza di Hodler, l’altra gloria svizzera del simbolismo d’area germanofona. Quindi si unisce per un lungo periodo al nuovo gruppo dell’espressionismo tedesco «Il Ponte», i cui pittori, tra i quali Kirchner, esprimono le inquietudini del mondo urbano.
Tuttavia Amiet non aderisce a questi temi e linguaggi, preferendo le visioni di paesaggi in cui appare l’armonico rapporto dell’uomo con la natura, più evidenti nelle opere di alcuni esponenti di un altro gruppo espressionista tedesco, «Il Cavaliere Azzurro», di cui fa parte Kandinsky, o del gruppo francese dei Fauves, intriso dalla ben nota «joie de vivre» di Matisse.
Dipinge figure, paesaggi, interni attingendo da tutti i linguaggi sperimentati, impiegando una ricca tavolozza e tagli di luce e compositivi che evocano una sorta di paradiso terrestre, vissuto nei rapporti umani, nel lavoro campestre, nell’amore verso il prossimo, la famiglia e la natura: un sentimento di fondo riscontrabile lungo tutto il suo percorso creativo e umano. Non a caso, uno dei capolavori dell’estrema maturità, quando già aveva perso la compagna di una vita, si intitola «Paradiso terrestre» e rappresenta una scena angelica in un’atmosfera bucolica contrassegnata da una luminosità intensa e dorata.
«Il paradiso di Cuno Amiet. Da Gauguin a Hodler, da Kirchner a Matisse» - Mendrisio (CH), Museo d’arte, piazzetta de Serviti, sino al 28 gennaio da martedì a venerdì ore 10-12 e 14-17, sabato, domenica e festivi 10-18, chiuso 24-25 dicembre e 1 gennaio, ingresso 10/8 euro, info 004158.6883350.
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