ESCLUSIVO
Nella casa dove Fabrizio è rinato
La comunità Exodus apre a Prealpina le porte della comunità dove Corona sta scontando la sua pena
È una villetta bianca con i mattoncini, quella che sta davanti alla ditta. È il quartier generale di Exodus, dove Fabrizio trascorre le sue giornate, senza uscire nemmeno un minuto. I giudici sono stati fin troppo chiari nel loro ultimo avvertimento al re dei paparazzi dopo l’apparizione di un paio d’immagini sui social e dopo l’ampio servizio su Chi in cui si racconta del suo incontro con il figlioletto e la madre: anche un selfie potrebbe costargli caro. Ovvero: se non ti rendi invisibile, se continui a lanciare messaggi al mondo, finisci di nuovo dietro le sbarre.
Questo è proprio ciò che non vuole Corona che ha già fatto l’esperienza del carcere di Busto Arsizio – dove è stato portato nel gennaio 2013 dopo essere stato estradato in seguito alla sua breve fuga in Portogallo – e di Opera. Non che in questi due posti si sia trovato male. Anzi. Chi lo conosce racconta di tanti progetti che avrebbe voluto portare avanti insieme ai detenuti e sui quali non è detta l’ultima parola, di un Corona che aveva impostato un buon rapporto con la struttura carceraria e con i suoi dirigenti. Ma la libertà è un’altra cosa. Anche se deve soffrire mille restrizioni.
Entrando nei locali di via Pellico si avverte subito la presenza di Corona anche se non è possibile incontrarlo. La prima cosa che si nota, però, è la copertina di uno dei tanti giornali che in questi giorni pubblica una delle sue foto d’archivio a torso nudo con servizio annesso. Al pian terreno c’è la piccola palestra, ricavata a fianco della saletta riunioni. Ci sono le macchine per tenere il fisico in ordine, perché quello è uno dei chiodi fissi del personaggio. E a chi vorrebbe tuffarsi in un bel mare cristallino come quello delle Maldive, non resta che fare di necessità virtù, accontentandosi della piscina gonfiabile messa nel cortile. C’è già un anello sgonfio ma sarà riparato. Almeno un po’ d’acqua e un materassino dove prendere il sole possono regalare refrigerio a chi da quel posto non può proprio muoversi. Dal pian terreno, si va di sopra dove ci sono le camere e l’ampia sala da pranzo con cucina. È qui che lo chef Michele prepara sempre qualcosa di buono. Davanti alla casa, poi, corre il balcone dove Fabrizio si mette a telefonare (gli è consentito l’utilizzo del cellulare, pur con restrizioni) e dove i lonatesi lo vedono quando passano su via Pellico. C’è ancora qualcuno che urla: «Corona». E il via vai, dal giorno del suo arrivo a oggi non si è mai fermato.
Com’è la camera di Fabrizio Corona? Tutte le fans se lo chiederanno. Ma vedendola potrebbero rimanere deluse perché al primo piano della villetta dove si trova la comunità di Exodus, non ci sono grandi differenze tra gli ospiti. Unica deroga concessa al vip è che ha a disposizione una stanza singola e non doppia come gli altri.
Ma il resto cambia poco: ci sono un letto, un armadio e un comodino, al massimo una scrivania. Stop. Poi ognuno può personalizzare a modo proprio gli spazi. Ecco, allora, le sciarpe della Juve (non di Corona che è interista), il crocifisso o i bellissimi quadri di Renzo Pesavento, un ex detenuto, che ha realizzato le opere appese nel soggiorno. Di suo Corona ha una bella cifra di scarpe sportive e i classici effetti personali, le cose di uso comune che servono per la vita di tutti i giorni. Niente di più, non c’è pericolo di violare la privacy del divo o degli altri ospiti se non sbirciando sullo stendibiancheria nel terrazzino. Ma, allora, il giornalismo non è più tale, diventa una specie d’inutile rincorsa al nulla che annebbia la mente su ciò che è importante davvero.
Quello che si percepisce, invece, da una semplice visita alla struttura, è che in via Pellico quel che conta è la vita normale in spazi ordinari per chi ha fatto dello straordinario - è proprio il caso di Corona - la propria cifra dominante. Ma ora è così. Spicca, allora, in questo mondo di piccole cose ma di grandi progetti, la vista sul retro della casa, perchè ti fa vedere quello che non ti aspetti. Basta affacciarsi dal terrazzino per scorgere il campanile della chiesa di Sant’Ambrogio, il simbolo di una comunità – quella locale – che crede nella sfida di Exodus, avendola accolta senza tante polemiche ma con senso di appartenenza da più di un anno. E quella di Corona da quattordici giorni. Per quanto tempo ancora nel caso del vip? Non si sa, proprio l’altro giorno è stata rinviata la decisione della camera di consiglio che, molto probabilmente, slitterà fino all’inizio d’autunno. Poi si vedrà.
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