L’INTERVISTA
Neto: «Varese, puoi farcela»
Il grande ex Pereira applaude i biancorossi: «Ritornare? Sono legato a questa città»
«La difesa è solida. Ed è un buon punto di partenza se si vuole disputare un campionato di vertice».
Parola di Leonidas Neto Pereira, il brasiliano che ha fatto innamorare Varese con le sue qualità calcistiche e umane, e che a sua volta si è innamorato del Sacro Monte e di chi vive alla sua ombra.
L’attaccante brasiliano, ora fermo per infortunio («mi sono operato di menisco venerdì scorso, fra una ventina di giorni dovrei essere in campo»), domenica 2 ottobre era al Franco Ossola, dov’è stato eroe per cinque stagione (di B) e mezza (all’inizio, in Lega Pro), dal 2010 al 2015.
Ha assistito a Varese-Oltrepovoghera, ha abbracciato gli amici, ha stretto tante mani. E si è fatto un’idea sui biancorossi di Ernestino Ramella.
«Mi hanno lasciato una buona impressione, hanno creato tante occasioni, potevano segnare anche prima del gol di Scapini e vincere con un risultato più ampio. Di certo il Varese è una squadra che gioca a calcio».
Coi difensori combatte ogni domenica, l’occhio clinico per chi gioca dietro ce l’ha. E parlando della terza linea varesina pronuncia subito un nome: quello di Michele Ferri.
«è chiaramente un giocatore di categoria superiore - sottolinea -, ha esperienza e qualità, infonde grande sicurezza al reparto. È un uomo molto importante per la squadra».
Il trentasettenne attaccante di Generao Carneiro salta dalla difesa al reparto avanzato.
«Davanti c’è qualità - mette in risalto -. Si vede che Scapini è attaccante di valore, uno che ha il gol del sangue. Si integra bene con Giovio, uno che ha grande qualità tecnica e che sa svariare da tutte le parti. Con due punte del genere il Varese potrà fare bene. Vincere il campionato? Lo spero. Sicuramente penso che possa combattere per il primo posto».
Neto Pereira, insomma, tifa Varese ma rimane realista. Prevede «un campionato difficile perché quando si vuole vincere è sempre dura, a ogni livello».
Aggiunge poi un’osservazione in merito.
«Se ti chiami Varese e devi combattere in serie D, il cammino diventa più complicato. Perché hai un nome e un blasone, così tutti gli altri vogliono batterti e per riuscirci danno qualcosa in più».
A guidare la squadra c’è Ernestino Ramella.
«Ho avuto modo di chiacchierarci qualche volta, non lo conosco benissimo, ma penso che finora i risultati stiano parlando per lui: in campionato ha vinto quattro partite su cinque, un percorso decisamente positivo».
Neto riserva una carezza ad Ottavio Biasibetti, lo storico dirigente del settore giovanile biancorosso scomparso la scorsa settimana.
Una persona speciale, «un uomo che con il suo sorriso ti infondeva serenità. Era sempre allegro, trasmetteva positività».
Che ambiente ha ritrovato Neto a Masnago?
«In questa stagione è la prima volta che vengo - confessa - e ho trovato il solito entusiasmo. Dopo tutto quello che è successo qui (retrocessione e crac della vecchia società ndr), i tifosi hanno dimostrato di essere loro la vera forza del Varese. Cambiano le categorie ma sono sempre numerosi, sia in casa sia in trasferta».
Chiusura: Neto, sarà possibile un suo ritorno in biancorosso?
«A Padova ho ancora un anno di contratto, vediamo. Il futuro non ha certezze – sorride -. Di certo a Varese sono molto legato».
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