SANITÀ
Ospedale unico: vince Busto
Il governatore Maroni preannuncia che sarà scelta l’area di Beata Giuliana
A margine della lunga mattinata milanese dedicata al bilancio dell’attività regionale, venerdì 24 a Palazzo Lombardia, escono una conferma e una notizia. L’ospedale unico tra Busto Arsizio e Gallarate si farà; l’area prescelta è sul territorio bustocco, nel rione di Beata Giuliana, praticamente al confine con Gallarate.
Roberto Maroni prende spunto dalla puntuale relazione dell’assessore al Welfare Giulio Gallera, che ha appena finito di mettere a fuoco i passi compiuti con la riforma sanitaria, per ribadire l’impegno della sua giunta sul progetto del futuro nosocomio, attorno al quale sta lavorando un’apposita commissione. In ballottaggio quattro diverse aree, una (privata) in territorio di Gallarate, due a Busto Arsizio (Beata Giuliana, di proprietà pubblica, e Malpensafiere, metà di proprietà privata), una quarta tra Cassano Magnago, Fagnano e Busto, che un munifico imprenditore è disposto a donare alla collettività. Ma si tratta di un appezzamento decentrato rispetto alle due città principali, più di 200mila metri quadrati suddivisi nei confini di tre Comuni. Troppo complicato realizzarvi un ospedale. «Mi pare scontato che i terreni di Beata Giuliana, anche per la loro posizione baricentrica, sono quelli che garantiscono tutti i parametri richiesti da un simile intervento», dice Maroni, chiudendo di fatto il dibattito sulla scelta del sito.
D’altronde l’appezzamento è più o meno a metà strada dai due centri cittadini, servito da collegamenti stradali di primaria importanza come il Sempione e la Superstrada della Malpensa, e, soprattutto, è subito a disposizione a costo zero. Aspetto tutt’altro secondario questo dei costi. «Tra un’area pubblica e una privata, la scelta mi pare scontata», taglia corto il governatore, glissando per il momento sui cospicui finanziamenti (250 milioni di euro?) ancora da trovare. Aggiunge Maroni: «Tra l’altro, vista l’ubicazione prescelta, c’è la possibilità di inserirvi una striscia di terreno del territorio gallaratese, così che si possa pensare davvero a un ospedale di tutte e due le città. Magari, anche solo per aver scritto sulla carta d’identità: nato a Gallarate». Scherza, ma neanche tanto, il presidente. Sa che le identità sono importanti in queste lande. E certi dettagli a volte fanno la differenza.
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