L‘AGGRESSIONE
«Ringrazio Dio e i miei salvatori»
L’avvocato Brusatori si dice vivo per miracolo e commosso da tre ragazzi
«Sono vivo per miracolo». Grazie al fatto che alcuni ragazzi lo hanno strappato al peggio: «Ringrazio loro e ringrazio Dio che me li ha fatti trovare davanti in quel momento terribile. Sono commosso dal loro intervento». Ecco, appunto, a poco meno di quarantotto ore dalla feroce aggressione subita giovedì sera fuori dal suo studio, con le ferite sul corpo da smaltire durante i dieci giorni di prognosi stabilita all’ospedale, nel primo pomeriggio di un sabato da trascorrere preferibilmente in casa, all’avvocato Felice Brusatori la voce si spezza un pochino nell’emozione quando parla dei suoi salvatori sconosciuti, ma tanto, tanto provvidenziali. «Laghezza mi stava dando pugni sul viso e per fortuna gli occhiali mi sono caduti, mi stava tirando la cravatta e quasi mi strozzava», ricorda. «Se non fosse stato per questi ragazzi, non sarei più qui a parlarne. Li dovrò ringraziare per sempre». E la commozione c’è anche nei confronti di chi, «gli amici, i colleghi, gli organi rappresentativi e la magistratura», gli ha manifestato grande solidarietà per quello che a tutti gli effetti può definirsi un incidente sul lavoro.
Già. Alain Laghezza, quello che gli ha messo le mani addosso, era un suo assistito. Nel senso che per un certo periodo, mentre lui era in carcere per tentato omicidio nei confronti del fratello e qualche tempo dopo, Brusatori ne era stato tutore legale del patrimonio. Però, dall’aprile 2016, non lo era più: «La situazione era diventata insostenibile, mi minacciava al telefono e di persona, sicché ho rinunciato all’incarico». Ma perché tanto astio? Forse un‘ azione o un comportamento ritenuto ingiusto? «Io non gli ho fatto assolutamente nulla», assicura il noto avvocato gallaratese. «Ho solamente gestito la sua misera pensione di invalidità civile, poiché in questo consiste il suo patrimonio personale, recandomi una volta al mese in carcere a portargliene una quota per le spese durante la reclusione e pagando le sue utenze».
Eppure Laghezza ce l’aveva con Brusatori. Come ce l’aveva con il fratello al punto di tentare di strozzarlo. Come ce l’aveva avuta con la prima amministratrice imposta dal giudice (anch’ella ha gettato la spugna) e, a quanto pare, anche con il nuovo tutore legale. Non si sa per quale reale motivo. «Del resto c’è una perizia psichiatrica che attesta la sua situazione», sospira al telefono l’aggredito. «A questo punto, spero che lo limitino e lo mettano in condizione di non nuocere. Perché con me ha avuto una furia pazzesca».
Eppure nessuno avrebbe pensato a un assalto del genere. Né l’avvocato né i suoi dipendenti: lo avevano visto, giovedì pomeriggio dalla finestra dello studio, fermo sul marciapiede di via IV Novembre. «Intorno alle 17 era appollaiato su un panettone. Era tranquillo , chiacchierava con i passanti». E non è suonato a nessuno il campanello d’allarme? «Non potevamo immaginare quello che aveva in mente. Magari avremmo potuto chiedercelo, tuttavia non stava facendo nulla di male».
Tre ore dopo c’erano carabinieri, polizia e ambulanza nell’attiguo piazzale Europa. E per fortuna ci sono stati i salvatori. «Ringrazio Dio: sono vivo per miracolo».
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