FONDI EUROPEI
Lara Comi: «Ue, tutto chiarito»
Assunse sua madre come assistente, l’eurodeputata saronnese dovrà ripagare 126mila euro: «Errore in buona fede, mi prendo tutte le responsabilità e sto restituendo fino all’ultimo centesimo la somma contestata»
«Come persona che ha un ruolo pubblico mi prendo tutte le responsabilità di questa vicenda e ho già messo in atto tutte le azioni necessarie: sto restituendo fino all’ultimo centesimo la somma che viene contestata, con una detrazione che ogni mese mi viene prelevata direttamente dallo stipendio». Così l’eurodeputata Lara Comi, in merito alla vicenda dell’incarico di collaboratore fiduciario affidato alla madre nel periodo 2009-2010. Assunzione contestata dal Parlamento europeo. «Un fatto ampiamente chiarito», sostiene Comi.
«Per potermi supportare in questo ruolo - afferma l’eurodeputata saronnese - lei si è presa l’aspettativa non retribuita dal suo lavoro pubblico come insegnante. La possibilità di scegliere un familiare come collaboratore era permessa fino al 2009, con un periodo transitorio di un anno, come mi aveva spiegato il mio commercialista, che aveva anche consultato gli uffici del Parlamento Europeo».
«Solo nel 2016 - prosegue Comi - vengo a scoprire che questa possibilità era stata esclusa dai regolamenti parlamentari. Per questa ragione, già lo scorso 3 aprile 2016, ho ritirato l’incarico al mio commercialista che, seppure in buona fede, aveva commesso l’errore».
Lara Comi è una dei tanti nomi di europarlamentari coinvolti nell’inchiesta in corso a Strasburgo che in alcuni casi ha ipotizzato vere e proprie frodi da parte di partiti ai danni delle casse del Parlamento. Si parla di abuso sistematico di fondi europei, organizzato a livello centrale in alcuni casi dagli stessi partiti che vogliono abbattere l’Unione. Si va dal Front National di Marine Le Pen all’Ukip di Nigel Farage e al partito Diritto e giustizia del polacco Jaroslaw Kaczynski. Avrebbero abusato dei rimborsi Ue assumendo collaboratori che vengono invece fatti lavorare in patria al partito. L’inchiesta riguarda anche eurodeputati italiani: M5S, Forza Italia, Lega Nord ed ex Pd. Ma, in questo caso, si tratta di episodi isolati e non di un sistema messo a punto dai partiti di riferimento. La deputata saronnese di Forza Italia ha assunto sua madre, Luisa Costa, come assistente parlamentare dal 2009 al 2010 e dovrà restituire 126mila euro finora percepiti. Tra gli italiani coinvolti un collaboratore del leghista Mario Borghezio, il viceministro Riccardo Nencini, Antonio Panzeri, eletto con il Pd e poi passato al Mdp.
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