PROCESSO SUBITO RINVIATO
Giada, no al carcere per Jeanne
Il pm chiede che lasci i domiciliari: «Usa droghe». Il gup rigetta la richiesta. Striscione degli amici della vittima che chiedono giustizia
I compagni di classe di Giada Molinaro, la diciassettenne travolta e uccisa da un’auto pirata nel settembre scorso mentre attraversava viale dei Mille, sono venuti nella piazza del Tribunale con uno striscione: “Giada, siamo con te!!! Vogliamo giustizia”. E hanno spiegato di voler esprimere, in questo modo, «solidarietà alla famiglia di Giada»: «Queste parole le abbiamo scritte non per protestare contro qualcuno, ma per essere vicini a chi ha vissuto questa tragedia. Oggi abbiamo avvisato la scuola che non avremmo seguito le lezioni e che saremmo venuti qui».
Intanto, a pochi metri di distanza, nell’aula al primo piano del tribunale, il via alla prima udienza del processo con il rito abbreviato, davanti al gup Alessandro Chionna, a carico dell’investitore, fuggito e poi catturato, il ventiquattrenne Flavio Jeanne, di professione cuoco, nato a Varese da genitori originari delle Mauritius. Un processo che si è fermato ancora prima di iniziare, dato che i difensori di Jeanne, gli avvocati Cinzia Martinoni e Alberto Talamone, hanno aderito allo sciopero dei legali in corso in questi giorni, motivo per cui il loro cliente è rimasto a casa, dov’è agli arresti domiciliari, anche se era stato stabilito di farlo accompagnare in tribunale da una scorta per la sua sicurezza e per motivi di ordine pubblico.
Nulla di fatto, dunque? Non proprio, perché prima di rinviare il processo al pomeriggio del 28 marzo, il giudice delle udienze preliminari ha affrontato un’istanza del sostituto procuratore Massimo Politi, che ha chiesto un aggravamento della misura di custodia cautelare attualmente applicata a Jeanne, quella, come detto, degli arresti domiciliari. «L’imputato deve stare in carcere», ha detto in sostanza il pm nel corso della breve udienza a porte chiuse. Motivando questo cambiamento, a indagine conclusa e a sentenza non ancora pronunciata, con la condizione di Jeanne, che sarebbe un consumatore di sostanze stupefacenti e per questo potrebbe in ogni momento evadere dai domiciliari, salire su un’auto e reiterare il reato di omicidio stradale. Una richiesta che ha sorpreso un po’ tutti, visto che quello contestato al cuoco è un reato colposo e chiaramente il ragazzo non ha mai avuto la volontà di investire Giada per ucciderla. In ogni caso la decisione del gup è arrivata già nello stesso pomeriggio ed è stata nel segno della continuità: rigettata dunque la richiesta del pubblico ministero e confermati gli arresti domiciliari per l’imputato.
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