BAFF
«Ehi Busto, cà ci sta a’ musica»
Tullio De Piscopo ricorda Pino Daniele: «Con lui magia pura. Improvvisavamo: quello era jazz»
«Cà ci sta a’ musica. Ascoltate la poesia di questo film e, se vi sentite di applaudire, lasciatevi pure andare».
Tullio De Piscopo invita i bustesi ad amare Il tempo resterà, film che Giorgio Verdelli dedica a Pino Daniele e alla superband formata con lui, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, James Senese e Tony Esposito.
«Torniamo sul pullman, un po’ tristi e silenziosi, cercando qualcosa che non troviamo più. C’è una persona che manca, siamo solo cinque. Ce ne rendiamo conto quando arriviamo in piazza Plebiscito», ricorda il grande batterista nell’atrio del cinema Lux, prima della proiezione. Il film, infatti, fa memoria del concerto del 19 settembre 1981: 220mila persone nel cuore di Napoli, il giorno di San Gennaro, per l’ultima tappa del tour Vai mò.
«Fu il più grande concerto gratuito mai fatto in Italia - rivela il regista - La Rai voleva riprenderlo ma la calca della folla spezzò i cavi. La città era paralizzata. Io stavo lì tra il pubblico».
«Di Pino mi manca il dialogo, o’ parlà - racconta De Piscopo - Tra me e lui c’era magia. Quando suonavamo insieme potevamo continuare per ore. Non ci interessava fare soldi, l’importante era suonare. Lui non era scontroso ma simpaticissimo. Negli ultimi anni sembrava volesse ritrovare le sue origini, parlava molto in dialetto. La sua forza era che diventava il chitarrista della band e dava spazio a tutti, questo è il jazz».
Verdelli trasmette lo stupore di vedere una band con sei solisti: «I pezzi erano di 3-4 minuti, li facevano durare anche 14, improvvisando. Tutti amavano Gilda Mignonette, la cantante partenopea che viveva in America e che morì sul bastimento che la riportava a Napoli».
Sul palco del Lux con Alessandro Munari, presidente del Baff, le battute continuano salutando tra il pubblico il regista Paolo Beldì («con Tullio agli esordi di Telealtomilanese») e Salvatore Di Pasquale. Dopo gli abbracci con Gigi Marrese e il sindaco Emanuele Antonelli. «In 270 sale per soli tre giorni, il film è arrivato secondo come incassi, dietro la Disney - informa Verdelli - Il 29 e 30 maggio saremo a Bruxelles al Parlamento Europeo e all’Istituto italiano di cultura, con la Regione Campania: la musica non ha confini. Nel film, nato con i figli di Pino che hanno aperto il suo archivio straordinario, c’è cuore, un pezzo della loro vita. Il Baff è il primo festival che ci ospita: è curioso che accada qui, Pino si divertirebbe moltissimo». «A Busto si fanno maglie straordinarie ed è la città del jazz - tuona De Piscopo - Pino era intelligentissimo, lasciava spazio a tutti, era l’unico che sapesse valorizzarci, forse anche più di quello che valevamo. Studiava tecniche diverse, fino ai madrigali di Gesualdo da Venosa, per cogliere polifonia e armonizzazione delle voci. Sperimentava. Quando uscì il cd coi madrigali, si pensò che fosse uscito pazzo, tutti oggi li cercano. Astor Piazzolla ma chi lo conosceva se non moriva? Quindi accattatevi i cd mò che sono vivo». Vai mò, Busto! Cà ci sta a’ musica.
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