Turchia
Offensiva turca in Siria, lo Scudo di Eufrate contro curdi siriani?
Le nuove alleanze Turchia-Russia-Iran. Scenari dopo l'attacco
Istanbul, 24 ago. (askanews) - 'Gli attacchi compiuti contro il nostro paese dalla Siria hanno raggiunto un limite. Ormai dobbiamo risolvere questo problema'. Con queste parole il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato questa mattina il blitz avviato dall'esercito turco nella città siriana di Jarabulus, al confine con la Turchia. L'incursione di decine di carri armati è stata avviata alle ore 04:00 locali (le 03:00 italiane) dopo una notte di attacchi aerei e lancio di colpi di mortaio attorno alla cittadina in mano all'Isis. L'operazione, denominata 'Scudo dell'Eufrate' e sostenuto dalle forze della coalizione internazionale capeggiate dagli USA, è stata avviata in seguito all'attentato suicida attribuito all'Isis che sabato scorso ha causato la morte di oltre 50 persone a Gaziantep, nel sudest turco.
Ad affiancare i soldati dell'esercito turco nell'operazione anche i ribelli dell'Esercito libero siriano, sostenuti da Ankara contro il regime di Bashar al-Assad, e i membri del fronte Turkmeno. Sebbene il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu abbia assicurato che l'operazione in corso ha come obiettivo 'l'Isis e lo sgombero della parte opposta del confine turco dalla sua presenza', ha anche aggiunto che Ankara 'continuerà la lotta con tutte le organizzazioni terroristiche', inclusi il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) e il PYD (Partito di unione democratica, braccio siriano del PKK).
- Scudo di Eufrate: uno scudo contro i curdi siriani?
Difatti diversi osservatori sottolineano il rischio che i ribelli sostenuti dal governo turco possano arrivare ad uno scontro con le Forze democratiche siriane (FDS), un'alleanza di combattenti sostenuto dagli USA il cui nucleo principale è costituito dalle forze curdo-siriane dello YPG (Unità di difesa popolare). Le FDS si trovano già dalla parte occidentale del fiume Eufrate, a pochi chilometri da Jarablus. Negli ultimi mesi la formazione ha respinto l'Isis, arrivando di recente a prendere la città di Manbij, con conseguente allargamento del territorio sotto il proprio controllo nel Nord della Siria.
Questa avanzata ha allarmato Ankara, che teme la formazione di un'entità autonoma curda alla propria frontiera con la Siria.
L'oltrepassamento delle forze curdo-siriane alla costa occidentale dell'Eufrate, indicata da tempo quale 'linea rossa' dall'esecutivo turco, sembra infatti essere stata la vera ispirazione per il nome in codice dell'operazione 'Scudo dell'Eufrate'. E non a caso il ministro degli Esteri Cavusoglu ha chiamato la componente curda delle Forze democratiche siriane 'a ritirarsi al più presto' sulla sponda orientale del fiume, aggiungendo che in caso contrario si sarebbe fatto 'quanto necessario'. Dal canto suo il leader del PYD Salih Muslim ha inviato un Tweet in tre lingue, scrivendo che 'la Turchia perderà molto nella palude della Siria'.
Il PYD e la sua ala armata rappresentata dallo YPG sono considerati dagli USA come i più validi alleati sul campo nella lotta contro l'Isis. Una visione che ha creato un notevole contrasto con la Turchia che considera invece il PYD/YPG un gruppo terroristico alla pari del PKK. Contro i militanti del PKK, responsabili di diversi attentati in Turchia, l'esercito turco ha ripreso a combattere nel luglio scorso, dopo una tregua durata oltre due anni. Oggi però il vicepresidente Usa Joe Biden in visita in Turchia ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno detto alle forze curde impegnate in Siria di non andare a Ovest
dell'Eufrate.
- Turchia-Russia e Iran. Nuova intesa sulla Siria?
L'operazione avviata da Ankara va però letta soprattutto alla luce delle recenti manovre effettuate dall'esecutivo turco in politica estera dal giugno scorso e alla situazione venutasi a creare dopo il fallito golpe del 15 luglio. A partire dai rapporti con Mosca, ristabiliti dopo la profonda crisi seguita l'abbattimento del bombardiere russo da parte dell'aviazione di Ankara lo scorso 24 novembre. Da quella data i velivoli militari turchi erano stati di fatto banditi dallo spazio aereo siriano e solo ieri notte sono ripresi. Durante i mesi di interdizione, la Turchia ha cercato di ostacolare l'avanzata delle milizie curde senza tuttavia riuscire nell'intento.
'Le forze dello YPG hanno continuato l'avanzata verso Ovest, mantenendosi a 40 Km. a Sud dalla frontiera, lontano dal raggio dei cannoni turchi. Se oggi lo YPG/PYD continuasse la propria avanzata unendo i cantoni curdi finirebbe per prendere sotto il proprio controllo un'area di 1.000 chilometri a Sud della Turchia, a partire dal confine con l'Iran. Questo porterebbe alla rottura di tutti i legami dell'Anatolia con il Medio oriente arabo per la prima volta in quasi mille anni' scrivono in una dettagliata analisi apparsa oggi sul quotidiano Birgun gli analisti politici Behlul Ozkan e Ahmet Kasm Han. 'Questi sviluppi devono avere allarmato Ankara che a giugno ha cambiato completamente rotta in politica estera nei rapporti con la Russia e Israele', aggiungono i due studiosi.
C'è poi da ricordare l'intenso traffico diplomatico registrato negli ultimi giorni tra Turchia, Iran e Russia. Dopo l'incontro tra Erdogan e Putin a inizio agosto, il ministro degli esteri iraniano è giunto ad Ankara, proprio mentre le forze dello YPG liberavano Manbij dall'Isis e i curdi-siriani passavano di fatto nella sponda orientale dell'Eufrate. In più, come ricordano i due analisti, ci sono le voci - circolate sia sulla stampa mediorientale che su quella occidentale - secondo le quali Mosca avrebbe avvisato Ankara riguardo ai preparativi del golpe, mentre il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif avrebbe chiamato il proprio omologo turco ben 4-5 volte la notte del tentato golpe. 'Tutti questi sviluppi indicano che la Turchia può avviare una nuova prospettiva in Siria con la Russia e l'Iran', scrivono i due esperti.
- Possibili conseguenze dell'operazione turca in Siria
interruzione del corridoio curdo?
Affinchè Ankara possa interrompere il collegamento tra i cantoni curdi con una zona cuscinetto situata tra Afrin e Kobane, la precondizione, secondo gli esperti, è che la Turchia smetta di supportare le forze ribelli che combattono contro le milizie di Bashar al Assad ad Aleppo. Si tratta di combattenti che la Russia definisce categoricamente come terroristi. Una seconda alternativa prevederebbe il controllo della Turchia della propria linea di frontiera da Jarabulus a Mare, mentre il PYD andrebbe ad unire i cantoni al di sotto di tale linea. Ma in uno simile scenario, ricordano Ozkan e Han, va presa anche in considerazione la posizione dell'Arabia Saudita - già alleata di Ankara contro il regime di al-Assad - e delle forze armate turche precedentemente contrarie ad un intervento armato in Siria. Secondo gli esperti i militari turchi, indeboliti dopo il tentato golpe, potrebbero inoltre vedere in questa operazione un mezzo per riabilitare la propria immagine.
- Rinuncia Usa dell'alleato curdo?
I recenti bombardamenti delle postazioni curde a Haseke da parte dell'aviazione di Assad, proprio quando Ankara annunciava di voler fare una radicale revisione nella propria politica siriana, hanno portato diversi osservatori ad ipotizzare un possibile accordo - confermato anche dallo stesso YPG, che vi include anche l'Iran - raggiunto tra Ankara e Damasco in funzione anti-curda. In questo contesto una delle domande principali riguarda la possibile posizione che andrebbero ad assumere gli USA nei confronti della propria allenaza con i curdi contro l'Isis. Secondo i due analisti Okan e Han 'per gli Stati Uniti la priorità è concentrare le forze del PYD e delle FDS a Raqqa, con l'obiettivo di colpire l'Isis. È lecito pensare che gli USA potrebbero non volere affrontare le conseguenze dei tentativi del PYD di sostenere un 'corridio curdo' nel Nord della Siria, che andrebbero ad avvelenare ulteriormente i rapporti con la Turchia'.
'Se la Turchia prendesse la cittadina di Al-Bab, situata esattamete al centro della linea di 90 Km. che si estende tra Manbij e Tall Rifat e che attualmente si trova in mano all'Isis', aggiungono gli analisti, ' è possibile che gli USA non vi si oppongano. Una simile situazione lascerebbe la Turchia e il PYD a fare i conti tra di loro, permettendo a Washington di alleggerirsi di fardelli diplomatici che non vuole assumersi e forse di non essere più continuamente bersagliato dalla Turchia. E questo potrebbe generare addirittura un riavvicinamento tra la Turchia gli USA sia in Siria che a livello regionale', concludono gli esperti.
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