SANT’ANTONIO ABATE
Ospedale: emergenza quotidiana
Il blocco delle assunzioni e la riorganizzazione della sanità creano oggettivi disagi. Sfogo su Facebook di un medico. Il direttore: bloccati i ricoveri programmati
La situazione all’ospedale di Gallarate? «Drammaticamente normale». Basterebbe questa risposta, che arriva da uno dei piani alti della Asst della Valle Olona, per definire lo scenario lavorativo al Sant’Antonio Abate. «Emergenza quotidiana per mancanza di personale», spiega e rincara la dose un medico che chiede l’anonimato. L’allarme era stato lanciato nei giorni scorsi sui social da una collega del nostro interlocutore, al quale ci siamo rivolti per una verifica. Allarme dovuto a turni massacranti, fino a dodici ore, sia di giorno sia di notte, per cinque o sei giorni alla settimana, seguendo una trentina di pazienti per volta e arrivando a vedere dieci ricoveri in un pomeriggio. Tutto scritto nero su bianco sulla pagina Facebook del nosocomio gallaratese. Non c’è la firma, ma l’autrice dello sfogo è comunque nota. Qualcuno rivela che passerà un guaio con i vertici dell’Asst, per aver manifestato pubblicamente il suo disagio. Giusto? Sbagliato? Si sa come vanno simili faccende negli enti pubblici: se parli paghi pegno.
Il problema è che basta mettere piede al pronto soccorso o in uno dei reparti più colpiti dal sovraffollamento e dalla carenza di organico, per esempio Medicina, per comprendere da che parte tiri la verità. Anche oggi, giovedì, a qualche giorno di distanza dal post che ha fotografato la preoccupante realtà. Magari meno incalzante di quanto non appaia dall’intemerata su Facebook, comunque incontrovertibile. Al punto che il direttore di presidio, Roberto Gelmi, in una sua nota dà una versione dei fatti che ha tutta l’aria di una conferma indiretta. Certo, sono settimane di lavoro intenso, ma i turni previsti dalla norma sono stati sempre rispettati, avverte e giustifica Gelmi; soffermandosi sulla giornata dell’Epifania, che ha visto un afflusso tale da richiedere prestazioni straordinarie al personale in servizio. Un solo giorno, dunque? Di nuovo il direttore di presidio: «E’ vero comunque che il carico è tanto: dalla scorsa settimana abbiamo bloccato i ricoveri programmati per lasciare letti a disposizione delle emergenze che si presentano in pronto soccorso. E il blocco rimarrà finché la situazione sarà preoccupante. Ogni letto libero di questo ospedale è a disposizione soprattutto della Medicina e dei reparti internisti in cui viene ricoverata la gran parte degli utenti del Pronto soccorso».
Blocco dei ricoveri programmati: anche a essere buoni, il Sant’Antonio Abate rischia il default operativo. Adesso, in pieno inverno con il picco degli afflussi, ma anche più in là, quando il quadro resterà sempre «drammaticamente normale».
Alle prese con ferie, riposi, aspettative, maternità e tutto quanto attiene al funzionamento di una macchina tanto complessa. Soluzioni? «Assumere», tagliano corto i diretti interessati, cioè medici e infermieri. Ma assumere non si può. Il Poa, il piano operativo aziendale, dove sono contenute le linee guida generali, è fermo in Regione. E non è detto che un volta approvato permetterà di aprire i cordoni della borsa. In agenda c’è il famoso ospedale unico con Busto Arsizio, però campa cavallo che l’erba cresce. Nel frattempo si taglia, si accorpa, si razionalizza, si risparmia. Per il Sant’Antonio Abate, fuso come si sa con Busto Arsizio, il futuro è in salita. Dall’Asst tranquillizzano: l’autonomia del nosocomio gallaratese verrà garantita. Ma sono in molti a ritenere che certi interventi siano funzionali a depotenziare i reparti di via Pastori in favore di Busto. «Del resto - si fa notare - dalla partita è assente la politica che, anzi, coi suoi silenzi avalla certi, inconfessati progetti della Regione: ridurre l’ospedale gallaratese a succursale del suo dirimpettaio bustocco». Insomma, un colpo di spugna su una storia centenaria. E sulla funzionalità e sull’efficienza, aspetti irrinunciabili per una struttura sanitaria moderna, come del resto pretende Palazzo Lombardia con la recente riforma. Ma alla funzionalità e all’efficienza c’è chi ritiene siano state sostituite condizioni limite, al punto da indurre l’autrice dello sfogo sui social a dissuadere i potenziali utenti dal rivolgersi al Sant’Antonio Abate. Più che un invito, un’iperbole, quasi un procurato allarme. Del resto in via Pastori operano professionisti seri e preparati. Che, nella stragrande maggioranza , stanno affrontando l’emergenza degli organici con dedizione e senso del dovere, vincendo il comprensibile senso di frustrazione. Forse non saranno degli eroi, come i loro colleghi di Nola, così definiti dal ministro Beatrice Lorenzin, ma di certo meritano altrettanta considerazione e apprezzamenti. Ci mancherebbe.
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