LA MOSTRA
Ottavio e Marc, esuli visionari
Luca Missoni parla degli incroci tra vita e arte nell’opera del padre e in quella di Chagall
Il gioco e la memoria, il sogno e l’infinito, e la ricerca di un “paesaggio interiore” attraverso l’indagine nel colore, con le sfumature specchio di umori e amori. Così Marc Chagall e Ottavio Missoni incrociano il loro destino di esuli, l’uno in fuga dal ghetto ebraico di Vitebsk, in Bielorussia, l’altro via dalla Dalmazia a vent’anni, campione di atletica in cerca di futuro.
Artisti, ognuno a modo suo, insieme protagonisti di una mostra, corredata da un ricco catalogo, che il comune di Sesto Calende ha fortemente voluto anche per lanciare il riallestito Museo archeologico di piazza Mazzini nelle nuove vesti di spazio poli funzionale. «Marc Chagall - Ottavio Missoni. Sogno e colore» è infatti il titolo dell’esposizione che da oggi al 31 dicembre accoglie tavole e litografie del maestro di origine ebraica chassidica, scomparso a 97 anni nel 1985, accanto agli arazzi che Ottavio Missoni iniziò a confezionare alla fine degli anni ‘70 e ai suoi disegni preparatori di nuove fantasie di tessuti.
«C’era la possibilità di esporre le opere della Fondazione Chagall, così il comune mi ha chiesto di affiancarle a quelle di mio padre, per una sorta di affinità di origine dei due personaggi, entrambi costretti ad abbandonare la terra natia. Il pittore russo mi ha sempre affascinato, perché nei suoi lavori, come del resto in quelli di Ottavio, c’è la memoria dell’esule ma mai intrisa di nostalgia per il passato, ma anzi giocosa, con i segni divertiti dell’infanzia», spiega Luca Missoni, curatore della mostra assieme a Sara Pallavicini e Giovanni Lettini.
Luca (che allo stesso modo di Chagall ama l’immagine della Luna, tanto da fotografarla come una modella) racconta la passione che suo padre metteva nelle cose: «Gli arazzi rappresentavano il suo mondo incantato, il sogno, la visionarietà, il modo fiabesco e quasi infantile di lavorare per la bellezza. In lui e in Chagall ritrovo il mondo incantato della giovinezza e il suo ricordo cristallizzato in una sorta di paesaggio dell’anima espresso con mille sfumature di colore. Ottavio usava i ritagli di tessuto pensati per abiti e maglioni, e gli piaceva pensare che rivivessero come “memoria” in un arazzo simile a una grande tela».
«Il mondo di Missoni, come del resto quello di Chagall, è dominato dal colore e, anche se in mostra ci sono litografie in bianco e nero, basta il “movimento” che l’artista ha saputo infondere ai soggetti per “colorarle” nella mente di chi osserva, allo stesso modo di uno scatto in bianco e nero ben fatto - dice Luca Missoni -. Di mio padre sono esposti, oltre a diversi schizzi e studi di lavoro, alcuni dei quali inediti, sei arazzi di varie dimensioni, si va dai 4 metri per 1,20 ai quadrati di 1,20x1,20 fino ai 2x1 metro. Il più grande è stato accolto al MaGa di Gallarate nella grande mostra missoniana e qui papà avrà uno spazio personale nella Sala degli Arazzi all’ultimo piano del museo, da poco sistemata con una collezione permanente».
Intanto nel paese dove fiume e lago si abbracciano per l’ultima volta, Marc e Ottavio, visionari nella vita e nell’arte, si ritrovano con i loro sogni colorati per regalarceli come fanno i bambini con i loro sorrisi.
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