IL CASO
Padre in cella, «ma è lui la vittima»
Aggressione in via del Chisso, il legale dell’uomo: ferito e con un accusa «troppo pesante»
È bufera sull’aggressione di via del del Chisso: l’avvocato Stefano Colombetti, legale del cinquantenne arrestato con l’accusa di tentato omicidio, ha incontrato l’indagato in carcere e l’ha trovato in condizioni gravissime: «Gli hanno dato ben quaranta giorni di prognosi ed è in cella con un’accusa così pesante. Mi chiedo allora perché chi gli ha prodotto ferite così serie sia a piede libero come fosse una vittima».
Non solo. L’avvocato Colombetti, che è difensore di fiducia, venerdì 20 gennaio non ha neppure potuto interloquire con il suo assistito.
«I vigili urbani mi hanno lasciato fuori in strada un’ora e mezzo dicendomi che dentro ci fosse un difensore d’ufficio. Ma la nomina io l’ho avuta dalla famiglia e tutti sanno che a quel punto deve intervenire il legale di fiducia. Mi chiedo a questo punto se l’arresto sia stato operato in modo legittimo. Sono tutti dettagli che oggi sottoporrò alla Procura».
Al centro della vicenda come è noto c’è la figlia dell’indagato, una ventiquattrenne che dopo due anni di convivenza con un italiano ha perso la testa per il pizzaiolo egiziano, suscitando a quanto pare lo sdegno di tutta la famiglia calabrese. Venerdì, secondo polizia locale e pubblico ministero Maria Cristina Ria, che in un primo momento aveva optato per l’accusa di lesioni gravi, il cinquantenne avrebbe pedinato il pizzaiolo speronandogli l’auto costringendolo a scendere dall’abitacolo e iniziando a picchiarlo con una mazzetta da muratore.
Ma secondo la versione del carpentiere le cose sono andate in modo ben diverso: «Mentre andavo a bere il caffè me lo sono trovato dietro e mi ha sorpassato facendo il gradasso.
Allora l’ho seguito per chiarire e l’auto gli ha segnato il paraurti. Lui si è infuriato, mi ha gettato a terra con le ginocchia sul petto e ha cominciato a picchiarmi con grande violenza. Intanto ha chiamato il fratello e un amico poliziotto che gli ha detto di tenermi immobilizzato. Sì, ma non vuol dire pestarmi a sangue».
Osserva l’avvocato: «A me non risultava che l’egiziano fosse così grave da legittimare un tentato omicidio. Il mio assistito comunque ha quaranta giorni di prognosi è spargerà denuncia. Secondo me bisogna vederci chiaro».
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