Immigrati
Papa: crisi migratoria è banco di prova per valori europei
"Il benessere sembra averle tarpato ali e fatto abbassare sguardo"
Città del Vaticano, 24 mar. (askanews) - "Non ci si può limitare a gestire la grave crisi migratoria di questi anni come fosse solo un problema numerico, economico o di sicurezza. La questione migratoria pone una domanda più profonda, che è anzitutto culturale". Così il Papa ai leader Ue. "Quale cultura propone l'Europa oggi? La paura che spesso si avverte trova, infatti, nella perdita d'ideali la sua causa più radicale. Senza una vera prospettiva ideale si finisce per essere dominati dal timore che l'altro ci strappi dalle abitudini consolidate, ci privi dei confort acquisiti, metta in qualche modo in discussione uno stile di vita fatto troppo spesso solo di benessere materiale. Al contrario, la ricchezza dell'Europa è sempre stata la sua apertura spirituale e la capacità di porsi domande fondamentali sul senso dell'esistenza. All'apertura verso il senso dell'eterno è corrisposta anche un'apertura positiva, anche se non priva di tensioni e di errori, verso il mondo. Il benessere acquisito sembra invece averle tarpato le ali, e fatto abbassare lo sguardo".
L'Europa "ha un patrimonio ideale e spirituale unico al mondo che merita di essere riproposto con passione e rinnovata freschezza e che è il miglior rimedio contro il vuoto di valori del nostro tempo, fertile terreno per ogni forma di estremismo. Sono questi gli ideali che hanno reso Europa quella 'penisola dell'Asia' che dagli Urali giunge all'Atlantico".
L'Europa, haavvertito Francesco, "ritrova speranza quando non si chiude nella paura di false sicurezze. Al contrario, la sua storia è fortemente determinata dall'incontro con altri popoli e culture e la sua identità 'è, ed è sempre stata, un'identità dinamica e multiculturale'", ha sottolineato il Papa citando il proprio discorso al momento in cui le istituzioni europee gli hanno consegnato il premio Carlo Magno. "C'è interesse nel mondo per il progetto europeo. C'è stato fin dal primo giorno, con la folla assiepata in piazza del Campidoglio e con i messaggi gratulatori che giunsero da altri Stati. Ancor più c'è oggi, a partire da quei Paesi che chiedono di entrare a far parte dell'Unione, come pure da quegli Stati che ricevono gli aiuti che, con viva generosità, sono loro offerti per far fronte alle conseguenze della povertà, delle malattie e delle guerre. L'apertura al mondo implica la capacità di 'dialogo come forma di incontro' a tutti i livelli, a cominciare da quello fra gli Stati membri e fra le Istituzioni e i cittadini, fino a quello con i numerosi immigrati che approdano sulle coste dell'Unione".
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