IL RITORNO
Parisi&Busto, amore infinito
Il tecnico di Scandicci rievoca i suoi undici anni alla guida delle farfalle: «Emozioni non solo per lo scudetto, indimenticabili i sorrisi della gente. L’Uyba così in alto non è una sorpresa»
«Quando entro nell’arena del PalaYamamay alzo gli occhi verso le tribune e rifletto sul fatto che un’ora e mezza prima della partita è gremito, solo dopo mi concentro sul campo».
Il 31 dicembre 2012, nell’ultimo giorno dell’anno del triplete, Carlo Parisi raccontava così i suoi ingressi sul taraflex di viale Gabardi. Sabato 16 riproverà quelle sensazioni, moltiplicate per gli 11 anni di permanenza sulla panchina di Busto e per i due trascorsi da quando ha lasciato l’Uyba.
«Non so come sarò accolto - si schernisce - e nemmeno quanto possa essere significativo il mio ritorno: dico che si giocherà uno scontro diretto che vale molto anche in chiave accoppiamenti per la Coppa Italia dove ci sono mine vaganti da evitare».
Nei passi che separano l’uscita dal tunnel alla panchina, undici anni di ricordi: «Per evitare di cadere nella retorica voglio parlare degli anni in cui il lavoro fatto non è stato valutato per quel che valeva veramente: con squadre non eccelse abbiamo raggiunto una Final four a Bologna eliminando una super Novara o battuto Conegliano al Golden set in casa sua dopo che ci aveva sconfitto per cinque volte di seguito. E come non citare quella vittoria con Villa con in campo Kovacova fuori ruolo? Le emozioni sono state anche queste e non solo quelle dello scudetto. Nel profondo del cuore ho l’affetto sincero per squadra e staff che c’è stato nei primi anni della mia gestione e che è cresciuto col tempo. Gli applausi della gente, i sorrisi spontanei ti facevano capire quanto fosse apprezzato ciò che stavamo facendo. Poi sono arrivati i trionfi e con loro quel clima s’è un po’ perso lasciando spazio alla fase delle ipercritiche...».
Veniamo al presente: si dice che a Busto arriverà una Savino Del Bene in calo fisico: «Abbiamo vinto al quinto set in crescendo con Bergamo - sorride - il calo fisico è la prima cosa che viene detta quando si perde qualche punto, ma non è così. Siamo partiti forte ma anche grazie a una serie di fattori: abbiamo affrontato squadre in difficoltà come Modena e Casalmaggiore. Abbiamo fatto meno punti ultimamente? Ci siamo imbattuti in una Pesaro in gran forma e la novità Haak è sempre meno tale e sempre più studiata: le avversarie trovano le contromisure»
Su Busto, CarloMagno ha le idee chiare: «Hanno trovato equilibrio e continuità nei due posti quattro che garantiscono qualità in ricezione, difesa, attacco e muro. Questa stabilità della squadra è stata fondamentale. All’inizio Busto poteva essere considerata una sorpresa, ma vedendola giocare si capisce perché è in alto in classifica».
La farfalla dei desideri è... «Gennari: in passato sai bene quante volte l’abbiamo cercata e poi Bartsch: sta dando davvero parecchio».
In cosa è cambiato il Parisi allenatore in questi ultimi due anni? «Sono più posato e riflessivo, in allenamento spingo come sempre ma il mio atteggiamento è diverso, cerco di relazionarmi meglio col gruppo, ho sviluppato la capacità di essere paziente, virtù fondamentale per guidare una formazione femminile. In sintesi sono meno spigoloso, ho lavorato su me stesso».
Come negli anni a Busto con Mariela Codaro, Parisi ha un secondo straniero, lo spagnolo Cesar Hernandez: «Un caso - spiega - lavora con nazionale iberica, l’ho incontrato a Baku e visto che è sempre molto aggiornato, sul pezzo e serio dopo la Francia l’ho portato anche qui vincendo pure un po’ di scetticismo».
In molti si augurano che il ritorno di Parisi sotto le volte del Pala coincida con quello di Massimo Aldera, l’ex dg legatissimo al tecnico: «Con Massimo ci sentiamo, ma non lo so» - replica Parisi che aggiunge: «attraverso la rassegna stampa so che Michele Forte sta ripartendo dalla B2: in bocca al lupo».
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