Vaticano
##Parolin ad Askanews: non cedere alla spirale dell'odio e violenza
Intervista al Segretario Stato Vaticano. Mercoledì da Putin
Mosca, 21 ago. (askanews) - Pietro Parolin è appena arrivato a Mosca, l'agenda è intensa ma trova anche il tempo di sorridere e condividere la sua carica umana. Ma scherzi a parte, la visita del Segretario di Stato del Vaticano in Russia è molto complessa. Fitto il programma, compreso l'incontro a Sochi con Vladimir Putin il 23 agosto. Molti i dossier sul tavolo. Non solo la Siria, l'Ucraina, oltre ovviamente ai rapporti con il Patriarcato di Mosca, ma anche la crisi in Venezuela, tanto lontano dall'Europa ma molto vicino al porporato che è stato Nunzio apostolico nel Paese sudamericano e conosce molto bene quel territorio e quella gente. 'Se pensiamo a quanti sono morti nelle manifestazioni, davvero viene un brivido', afferma nell'intervista che ha deciso di rilasciare in esclusiva ad Askanews a Mosca. E in questi giorni, dopo i fatti di sangue di Barcellona e Cambrils, si impone la domanda al cardinale: cosa deve fare un cristiano dinnanzi a tanto orrore? 'Di fondo non cedere alla spirale dell'odio e della violenza: noi dobbiamo rispondere sempre in maniera costruttiva' dice il porporato. Pur aggiungendo che negli attentati di Barcellona, come in altri precedenti, 'il fatto che' chi ha perpetrato questi attacchi 'si appelli a dei motivi religiosi' non è un alibi. 'Sappiamo che Dio è il Dio della vita e non può essere chiamato a giustificazione del nostro odio e del nostro desiderio di morte nei confronti degli altri', chiarisce.
C'è poi l'Ostpolitik vaticana ossia la capacità di dialogo della Santa Sede, anche con la Russia di Vladimir Putin. E proprio da questo si comincia.
Askanews: Eminenza, Lei ha dichiarato di venire in Russia come collaboratore del Papa, il quale desidera costruire i ponti e incrementare il dialogo reciproco proprio quando gli equilibri mondiali sembrano sempre più fragili e corruttibili. Con che tipo di mattoni si costruisce il dialogo con Mosca?
Parolin: Credo che i mattoni siano gli stessi che si usano in ogni dialogo. Le mie osservazioni riguardano pertanto qualsiasi Paese e qualsiasi situazione mondiale. Come Lei ha giustamente menzionato, la Santa Sede non può rinunciare ad uno degli aspetti essenziali della propria missione, quella di favorire il dialogo tra le varie parti. Questo vale ancora di più laddove i ponti sono più fragili, oppure rischiano di sgretolarsi. Il dialogo non significa rinuncia alla verità, bensì, nella convinzione delle proprie posizioni e dei propri diritti, lo sforzo di ascoltare le ragioni dell'altra parte, piuttosto che entrare in un crescendo dell'uso di forza. Si tratta quindi di un complesso e tenace lavoro diplomatico, volto ad ottenere la prevalenza della ragione e del diritto internazionalmente riconosciuto sugli interessi di parte.
Askanews: Oggi un Paese sudamericano, a fortissima maggioranza cattolica, il Venezuela, attraversa una crisi molto pericolosa non solo per se stesso, ma per l'intera regione. Proprio là, Lei è stato Nunzio Apostolico in un periodo complesso per i rapporti tra la Chiesa e le autorità politiche del Paese. Affronterà il tema di questa crisi nel colloquio con il Presidente Vladimir Putin, che peraltro ha già espresso una posizione molto chiara in merito?
Parolin: 'La Santa Sede, la cui posizione è pure chiara e conosciuta, segue con molta attenzione la crisi venezuelana, tanto più che è stata invitata a coadiuvare la ricerca di una soluzione negoziata sia dal Governo del Presidente Nicolás Maduro che dall'opposizione. La Santa Sede considera che una soluzione pacifica ai problemi del Paese avverrà soltanto con una seria intesa tra i propri attori venezuelani, se mostrano la loro disponibilità ad incontrarsi e a pensare, soprattutto, al bene dei cittadini. Papa Francesco, il 29 aprile scorso, disse che 'tutto ciò che può essere fatto per il Venezuela, deve essere fatto, con le necessarie garanzie'. A partire dalla ricerca del bene della popolazione, che come sappiamo vive una situazione di grande sofferenza, per la mancanza di alimenti, di cibo, di medicine, la crisi della sicurezza, tanta violenza e tanti morti. Se pensiamo a quanti sono morti nelle manifestazioni, davvero viene un brivido. La soluzione e la proposta rimane sempre la stessa: lì bisogna riuscire a parlarsi tra governo e opposizione in modo serio e arrivare a un accordo politico, che permetta di arrivare a una soluzione democratica e pacifica attualmente in atto. Non vediamo altra strada, ed è questa la proposta che facciamo. In questo senso la comunità internazionale può giocare un ruolo per facilitare questo negoziato, e lo possono fare in particolare i Paesi che sono tradizionalmente amici e legati al Venezuela. In questo senso penso che anche la Russia ha un ruolo da svolgere e che quindi il tema rientrerà anche nelle conversazioni di questi giorni con le autorità russe. '.
Askanews: #weprayforpeace fu l'hashtag lanciato da Papa Francesco nel giorno dell'abbraccio nei Giardini Vaticani con il Presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen, e da quel momento sono passati più di tre anni. Nelle ultime settimane una nuova escalation di violenze rischia di mettere in bilico gli sforzi compiuti sinora in Terra Santa. La Russia che più volte si è candidata a ospitare trattative di pace israelo-palestinesi, può essere un interlocutore nel cammino di dialogo percorso dalla Santa Sede e contenuto in quell'hashtag?
Parolin: I conflitti in Medio Oriente hanno bisogno di soluzioni regionali e negoziate, e c'è l'urgenza di ricostruire la fiducia. L'iniziativa di preghiera e dialogo del Santo Padre si può iscrivere in questo processo tanto necessario di creare ponti e permettere alle parti di incontrarsi e di parlarsi.
Ora, ben si sa che la Russia è attiva nella regione ed ha canali di comunicazione con vari attori regionali che possono favorire il dialogo e la creazione di un clima nel quale le parti in questione possano riavvicinarsi. La Santa Sede incoraggia tutti a fare dei passi in questa direzione, anche se alla fine chi deve sedersi al tavolo e decidere sono, in questo caso, gli Israeliani e i Palestinesi.
Askanews: La sua visita, Eminenza, è un segno evidente di dialogo anche per Kiev. Un coinvolgimento della Santa Sede nella questione ucraina (di cui oggi Parolin ha parlato con il metropolita Hilarion a Mosca, ndr) in che modo può contribuire alla pace nel Paese europeo? Come la Santa Sede interagisce con la comunità greco-cattolica ucraina?
Parolin: 'Il conflitto in Ucraina ancora sta aspettando una soluzione giusta e durevole, ed è importante che anche la Comunità internazionale non diminuisca lo sforzo ad incoraggiare i passi in tale direzione. La Santa Sede auspica vivamente che tutte le parti coinvolte nel conflitto rispettino ed adempiano pienamente gli accordi presi, mentre è coinvolta più direttamente nella ricerca delle soluzioni alle più urgenti questioni umanitarie. A sua volta, l'alleggerimento delle sofferenze della popolazione, e della situazione dei prigionieri che ancora attendono la liberazione, potrebbe servire da incoraggiamento anche per la ricerca delle soluzioni politiche. Da questo punto di vista, in occasione della presente visita spero di poter dare seguito ad alcune questioni discusse l'anno scorso con le Autorità di Kiev, nel corso della mia visita in Ucraina. Per quanto riguarda la Comunità greco-cattolica ucraina, naturalmente la Santa Sede è in continuo contatto, soprattutto con i Vescovi di detta Chiesa, come del resto lo è anche con i Presuli di rito latino, perché entrambi sono parte della Chiesa Cattolica e quindi entrambi, sia pur nelle forme diverse previste dal diritto, soggetti al ministero del Papa. Un costante scambio reciproco e l'impegno comune a sanare le difficoltà del passato è di un'importanza particolare, perché permette una migliore conoscenza della realtà, per così dire, dal di dentro, ivi comprese le preoccupazioni, le attese e le proposte della locale Comunità cattolica, per un contributo comune alla pace nella delicata area dell'Est europeo'.
Askanews: L'incontro di Cuba ha avuto una portata epocale. Ma cosa è realmente cambiato nei vostri rapporti con la Chiesa ortodossa da allora? Le paure e le sofferenze degli uomini e delle donne del nostro tempo sono uno stimolo alla ricomposizione dell'unità dei cristiani?
Parolin: 'Mi sembra di poter osservare come il desiderio di una maggiore conoscenza reciproca, e di un cammino verso un'unità più fattiva, abbia fatto strada sia nella Chiesa cattolica, sia in varie Chiese ortodosse, tra cui quella russa, pur tra non lievi difficoltà. Ciò non può non ispirare soddisfazione, anche a motivo dell'invito pressante del Vangelo che i cristiani siano uniti. Se poi la necessità di dare una più chiara testimonianza evangelica cresce di fronte alle sfide del mondo odierno, può essere provvidenziale anche questa circostanza.
Riferendomi più precisamente all'incontro de L'Avana, direi che si sia trattato di un evento che rappresenta insieme un punto di arrivo e di partenza. È una nuova partenza, perché l'incontro in sé ha un forte significato simbolico, che conferisce una spinta allo sviluppo dei contatti reciproci più sinceri e più concreti nell'affrontare varie tematiche riguardanti i rapporti tra le Chiese e quelle relative alle società in cui esse si trovano. Evidentemente, all'incontro di Cuba dovranno seguire tante iniziative concrete, ispirate da criteri evangelici e dalla ricerca del bene di tutti, perché i risultati siano più percebili anche da un occhio esterno, ma già adesso esso sta dando una nuova spinta all'insieme delle nostre relazioni'.
Askanews: In un'intervista al SIR, agenzia sostenuta dalla Conferenza episcopale italiana, nel gennaio scorso, è stato chiesto al Metropolita Hilarion se dopo l'incontro di Cuba sia possibile un altro incontro tra il Papa e il Patriarca Kirill. E una visita del Papa in Russia. Hilarion, pur lasciando aperta l'ipotesi, ha risposto che non si sta lavorando a un altro incontro, e che un viaggio del Santo Padre a Mosca 'non è in agenda'. Lei come la vede?
Parolin: 'Non escluderei a priori nessuna possibilità da questo punto di vista, ma non pretenderei neanche che si possano percorrere tutte le tappe delle nostre relazioni in breve periodo. Per cui, direi che bisogna lavorare per i prossimi incontri, ma sarebbe difficile e arduo anticipare delle ipotesi sui tempi e i luoghi della loro realizzazione. Non dobbiamo dimenticare che solo Dio dispone la storia per la nostra salvezza. Per quanto riguarda il viaggio del Papa o un incontro, non avrei elementi per esprimermi. Adesso si è innescata, penso di poterla chiamare, una dinamica positiva, dopo il viaggio e l'incontro a Cuba, e adesso questo grande evento di popolo con la visita delle Reliquie di San Nicola (da Bari in Russia). E tutto questo deve portare a nuovi passi e nuove iniziative. Un po' alla volta emergeranno. Attualmente però non ho elementi per non essere d'accordo con Hilarion'.
Askanews: E comunque se sarà, sarà un'altra sorpresa?
Parolin: 'Io penso di sì. Alla fine sarà un'altra sorpresa, come è stata una sorpresa l'Avana. Ma sono le belle sorprese che servono. E cerchiamo di vederle tutte in senso positivo, che contribuiscano a creare pace in questo mondo che ne ha tanto bisogno'.
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