IL LUTTO
Masnago piange Paul Talamoni
S’è spento a 18 anni il cestista di Gazzada, Gallarate e Bosto
Non ha mollato un millimetro, poi, quando il sole ero allo Zenith di oggi, domenica 19 febbraio, ha preso il primo raggio a portata di fiato ed è filato su, alto, altissimo, dove volano gli spiriti dei grandi per coraggio.
Sopravvivere per quasi un anno, a un tumore al cervello, a 18 anni, è un’impresa per coraggiosi. Anzi, è l’impresa.
Paolo Paul Talamoni quest’impresa l’ha compiuta tenendo gli occhi e il cuore fissi sull’obiettivo. Che non è la durata dell’esistenza ma quello che sta dentro quest’esistenza. Quello che ti fa amare e poi ricordare. Quello che rende esistere il degno sinonimo di vivere.
Paolo Talamoni era un atleta del Basket Bosto di Andrea Tavian ma anche della Gallarate di Max Frontini, di Gazzada e del Lila Sport di Cillo Parola.
Paolo Talamoni era bisnipote di quel Gege Talamoni che ha scritto splendide pagine d’arte come pittore, ceramista e persino commediografo.
Che Paul fosse artista a modo suo nell’arte più difficile, quella dell’umanità, lo dimostra la fila di giovani e meno giovani che in questi ultimi giorni si sono alternati al suo capezzale, in quel reparto che dell’umanità è il vanto ospedaliero del Circolo, ovvero l’Hospice.
Qui, in una cameretta esposta a Sud, dove i raggi entrano in diagonale dalle finestre e scaldano quell’infinito freddo dell’addio annunciato, accanto al suo letto, Paul s’è fatto accompagnare da un pallone da pallacanestro nell’ultimo miglio della sua veloce esistenza. Un pallone firmato da Christian Eyenga, Eric Maynor e Norvel Pelle, tre attesi campioni della Pallacanestro Varese, che lo scorso giovedì sono andati a salutarlo, rendendogli l’omaggio che si deve ai lottatori. Da oggi anche loro hanno un esempio in più cui ispirarsi nelle difficoltà.
Proprio come mamma Daniela Fusaro, masnaghese di Cantoreggio, che s’è vista volar via il terzogenito un giorno dopo il compleanno.
Proprio come papà Giuseppe, Cestista con la C maiuscola, cioè umile, tosto, buono prim’ancora che depositario di fondamentali. Paul deve a lui quel suo ostinato modo di lottare anche contro un male che per i medici avrebbe già dovuto vincere per due giorni a zero e contro il quale invece lui ha stampato quei due punti, pardòn, giorni in più che valgono una vita.
Per Davide, il fratellone acquisito, Elisa, la sorella maggiore e Valentina la sorellina, oggi è il giorno più triste ma anche quello della consapevolezza piena: l’amore non muore mai.
Lo sanno i compagni di scuola del “Vico” ma anche della Locatelli e della Vidoletti, i compagni di squadra, gli amici, i componenti della grande squadra-famiglia Talamoni-Fusaro.
Lo sa - e questa è un’altra ingiustizia apparente di questo mistero - Giulia, la fidanzata di Paul, la ragazza che gli ha tenuto la mano per giorni, scordandosi tutto il resto, la donna che senza essere moglie, si ritrova vedova prima dei vent’anni. Il testimone del dolore è in queste mani. Buone. Ottime. Paul, non l’avesse saputo, non ce l’avrebbe lasciato.
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