L’OPERA
Pedemontana a rischio fallimento
Di Pietro: «Mancano 200 milioni di euro, altrimenti è default»
Autostrada Pedemontana Lombarda chiude il bilancio del 2016 con una perdita di oltre 7 milioni di euro. Per la precisione 7.782.436 euro.
Ma soprattutto c’è la necessità di trovare finanziatori entro il 31 gennaio 2018, altrimenti la società dovrà chiudere.
L’ex ministro e magistrato di Mani pulite, Antonio Di Pietro, lo ha scritto nero su bianco firmando il bilancio 2016 presentato nei giorni scorsi all’assemblea dei soci.
Così dà l’addio definitivo rendendo effettive le sue dimissioni da presidente della società.
Ad Autostrada Pedemontana Lombarda restano ancora otto mesi, poi senza finanziatori si chiude. E per reperire i fondi sono già pronte 2 milioni di lettere di sollecito per il mancato pagamento che verranno inviate nel corso del 2017 (a metà aprile ne erano già partire 450mila).
L’ADDIO DELL’EX MAGISTRATO
«Qualora entro il 31 gennaio 2018 non intervenga la chiusura del finanziamento senior, ovvero la proroga del prestito ponte bis, (di 200 milioni di euro, ndr) non sarà più possibile assicurare la continuità aziendale con tutte le conseguenze giuridiche e finanziarie del caso», scrive l’ex ministro delle Infrastrutture che nel 2006 aveva dato l’approvazione al finanziamento da parte dello Stato per un miliardo 250milioni di euro, al momento utilizzati per l’80 per cento. La società controllante Autostrada Milano Serravalle (detiene il 78% di Apl) ha iniettato nelle casse di Pedemontana 50 milioni di euro (un prestito erogato nel 2016); sempre nel febbraio 2016 un pool di banche ha rinegoziato il finanziamento di 200 milioni di euro che scadrà il 31 gennaio 2018».
I LAVORI
Al momento Pedemontana è un’opera incompleta e incompiuta: sono state realizzate ed entrate in funzione le tangenziali di Varese e Como e la tratta A (da Cassano Magnago a Lomazzo) e la tratta B1 (da Lomazzo a Lentate sul Seveso).
I cantieri al momento sono fermi da oltre un anno e devono essere costruite le tratte B2, C e D per arrivare fino a Bergamo.
Mancano all’appello 44,5 chilometri di autostrada. Ma i progetti sono fermi perché nella gestione precedente a Di Pietro era stata eliminata la tratta D.
Bisogna poi risolvere un problema accantonato: il tracciato di Pedemontana passa sui terreni contaminati 40 anni fa dal disastro Icmesa: la diossina non è scomparsa, ma è rimasta intrappolata nel terreno a un livello superficiale.
TRATTA VARESINA Nella relazione del bilancio emerge che per la realizzazione della tangenziale di Varese e del primo lotto dell’autostrada da Cassano Magnago a Lomazzo la questione non è chiusa.
La società che ha realizzato l’opera, Pedelombarda, è costantemente chiamata a intervenire dove necessario ma perché ha chiesto ad Autostrada Pedemontana Lombarda 28 milioni di euro per le riserve, ovvero contestazioni per lavori più costosi del previsto.
Dunque Pedelombarda ha citato in giudizio Pedemontana: il prossimo 20 giugno ci sarà la prima udienza al Tribunale civile di Milano.
STRABAG
Di Pietro non è riuscito a chiudere la questione riserve con Strabag, la società che ha vinto l’appalto per la realizzazione dei lotti B1, B2 e C (la tratta D non è stata appaltata) e che ha chiesto tre miliardi e mezzo di euro per le riserve.
Secondo l’ex magistrato non sono richieste giustificate e scrive: «La società Pedemontana si è concentrata sull’analisi dell’ammontare delle riserve iscritte dall’appaltatore e che riguardano anche tematiche che non afferiscono a lavori già eseguiti, confermando l’abnormità delle stesse».
Grazie a questo lavoro analitico, Pedemontana «è nelle condizioni di considerare ogni soluzione anche di natura giuridica».
IL FUTURO
Di Pietro ha lasciato il futuro di Pedemontana nelle mani del nuovo presidente Federico Maurizio d’Andrea, trent’anni di carriera nella guardia di finanza, che ha lasciato da colonnello, passato poi alla carriera di manager, in Telecom Italia, fino al settembre 2015, per approdare infine alla presidenza di Olivetti.
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