FUTURO INCERTO
Pedemontana, parla il giudice
Richiesta di fallimento, a Milano la prima udienza. E c’è chi invita a gufare
Un presidio sindacale con manifestazione dei dipendenti di Pedemontana e una «gufata collettiva» da parte del comitato no Pedemontana sulle gradinate del Palazzo di Giustizia.
Sono molti ad aspettare l’esito della prima udienza, davanti al giudice Guido Macripò, sulla richiesta di fallimento depositata dalla Procura di Milano e sottoscritta dai sostituti procuratori Pellicano, Polizzi e Filippini, che ipotizza che Apl (Autostrada Pedemontana Lombarda) si trovi in difetto del requisito di continuità aziendale e versi in stato di insolvenza. Nel 2016 il bilancio di Autostrada Pedemontana Lombarda ha chiuso con una perdita di esercizio di 7 milioni e 782mila euro, nel 2015 la perdita era di 22 milioni e 631mila euro, il tutto mentre l’80 per cento dei contributi pubblici arrivati è già stato utilizzato per realizzare solo un terzo dell’opera, ovvero le prime due tratte che permettono di collegare Cassano Magnago a Lentate sul Seveso oltre alle tangenziali di Varese e Como.
Il basso traffico, scoraggiato dalle tariffe altissime, spinge i finanziatori e le banche a stare alla finestra: per poter concludere servono almeno altri 3 miliardi. Ad aggravare i conti di Pedemontana, c’è poi lo spettro delle riserve da altri 3 miliardi presentate da Strabag, l’impresa che ha vinto l’appalto per la seconda parte delle opere. «Il tempo a disposizione è ormai alla fine», denuncia il sindacato Cub Trasporti. Il timore è che i guai di Pedemontana possano portare al tracollo anche Serravalle, che finora detiene quasi l’80 per cento della società Apl.
«Il livello di indebitamento di Milano Serravalle, legato in particolar modo agli investimenti relativi alla controllata Autostrada Pedemontana Lombarda, comincia a farsi sentire in maniera sempre più palese sulle attività di ordinaria gestione e manutenzione della rete e del servizio autostradale - sostiene il sindacato -. Si deve imporre all’amministrazione e soprattutto alla proprietà, che non risponde alle nostre richiese di incontro, un confronto per determinare un cambio di strategie di Milano Serravalle per cercare di salvare i livelli occupazionali e il bene pubblico che la concessionaria rappresenta».
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