L’APPELLO
«Pedoni e ciclisti a rischio»
Da Fiab Ciclocittà lettera aperta ai senatori: approvate il nuovo codice della strada
La provincia di Varese possiede uno dei più alti rapporti in Italia tra numero di autovetture e di abitanti (oltre 2 a 1) e, contemporaneamente, presenta uno dei rapporti più bassi per numero di biciclette utilizzate fuori dall’ambito sportivo. Qualche lieve miglioramento fatto registrare in tal senso nell’ultimo decennio non sposta il problema nella sostanza. Pedalare sulle strade del Varesotto (ma anche attraversare a piedi le strade dei centri cittadini) risulta sempre più rischioso.
Per questo motivo Fiab Ciclocittà Varese ha aderito nei giorni scorsi alla campagna nazionale Codice di sicurezza attraverso una lettera aperta ai senatori eletti sul territorio: Laura Bignami (Gruppo Misto), Stefano Candiani (Lega Nord) ed Erica D’Adda (Partito Democratico).
«Si tratta di un’iniziativa che muove da questa considerazione - spiega il presidente Leonardo Savelli -: da oltre due anni, dopo l’approvazione alla Camera, proprio in Senato si è bloccato l’iter del nuovo Codice della strada. Fiab vuole dunque farsi portavoce dei cittadini, non soltanto ciclisti, per chiedere ai nostri senatori di impegnarsi affinché un documento tanto importante per la sicurezza di tutti veda finalmente la luce». I numeri riguardanti gli incidenti stradali che nel 2015 (ultimo dato disponibile) hanno coinvolto ciclisti lungo lo Stivale sono impressionanti: 251 morti e migliaia di feriti, in un rapporto 6 a 1 rispetto agli automobilisti deceduti e in proporzione sempre maggiore rispetto a motociclisti e conducenti di mezzi pesanti. Non potrebbe essere altrimenti vista la debolezza di chi sta in sella ad una bici, la scarsità di piste dedicate e i cattivi comportamenti di chi occupa la sede stradale. E le cronache del territorio varesino non fanno eccezione. I paragoni con altre nazioni europee, a cominciare dalla vicina Svizzera, sono impietosi per l’attenzione che i pubblici amministratori di quei Paesi pongono nel realizzare aree pedonali e piste ciclabili da utilizzare anche per il pendolarismo lavorativo e non solo per l’attività sportiva.
«È un problema, anche sotto il profilo dei costi sociali, che riguarda tutti, qualunque sia il mezzo di trasporto utilizzato - prosegue Savelli - per cui è necessario ripensare la mobilità in un’ottica di sostenibilità e partendo dagli anelli più deboli della catena», pedoni e ciclisti. Un punto di svolta potrebbe venire dal disegno delega fermo al Senato da due anni e mezzo, perché secondo Fiab Ciclocittà «mette al centro per la prima volta la persona e la sicurezza, ma se la legislatura si concludesse senza la sua approvazione, tutto il lavoro sin qui svolto verrebbe irrimediabilmente perduto».
© Riproduzione Riservata