Petrolio sfiora 36 dollari con ipotesi taglio offerta Opec-Russia
Risalito del 30% da minimo gennaio, ma poi sfiammata si modera
Roma, 28 gen. (askanews) - Brusca accelerazione dei prezzi petroliferi, con il barile balzato fin quasi a 36 dollari mentre si è riproposta l'ipotesi di un taglio coordinato alle esportazioni da parte dell'Opec e dei Paesi che non aderiscono al cartello, Russia in primis. Il tutto dopo che il ministro dell'Enegia Alexander Novak ha manifestato la disponibilità a partecipare ad una riunione straordinaria, che si potrebbe svolgere già a febbraio.
L'esponente russo ha esplicitamente parlato della possibile discussione di un taglio del 5 per cento all'offerta. Anzi, ha rivelato che una operazione di questo genere era stata già ipotizzata in recenti riunioni congiunte.
Il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord, è arrivato a toccare 35,84 dollari, sui massimi da quasi un mese e oltre il 32 per cento in più rispetto al minimo di 27,10 dollari toccato appena 10 sedute fa, il 18 gennaio scorso.
Tuttavia successivamente lima i guadagni a 34,34 dollari, ovvero 1,24 dollari in più rispetto alla chiusura di ieri.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures in prima consegna sul West Texas Intermediate salgono di 1,19 dollari a quota 33,49 dollari, dopo un picco a 34,82 dollari.
Il problema è e resta l'atteggiamento del paese capofila dell'Opec, l'Arabia Saudita che è anche il primo produttore mondiale di petrolio. Perché un altro dettaglio di non poco conto rilevato di Novak è che al momento le ipotesi di vertice straordinario e mosse concertate vengono portate avanti dal (solito) Venezuela.
Lo stato sudamericano è tra quelli più gravemente colpiti dal disseto finanziario che il crollo dei prezzi ha inevitabilmente causato sulle finanze pubbliche degli esportatori. Ed è tra i più favorevoli ad una manovra restrittiva, ma da solo ha una capacità poco rilevante nell'indirizzare l'Opec. Altra cosa sarebbe se in tal senso si muovesse Riad.
Fino ad oggi tuttavia i sauditi non hanno mostrato l'intenzione di intervenire. Anzi, secondo la maggior parte degli osservatori il recente collasso dei prezzi è stato quasi guidato dal gigante mediorientale, sia per mettere fuori mercato la nuova produzione nordamericana più costosa, sia e soprattutto per mettere i bastoni tra le ruote al reingresso dell'Iran, che torna ad esportare con il venire meno delle sanzioni internazionali.
In più occasioni i sauditi hanno chiarito che una eventuale strategia restrittiva sull'offerta non avrebbe potuto esser operata dall'Opec da sola. L'eventuale supporto della Russia sarebbe comunque un aspetto cruciale di uno scenario simile.
Sempre Novak oggi ha puntualizzato che si stanno sondando i vari Paesi per verificare se tutti i ministri di Petrolio o Energia sarebbero disponibili a partecipare ad un vertice. In caso contrario si potrebbe svolgere una riunione solo a livello di tecnici.
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