IN TRIBUNALE
Piccolomo può essere processato
Respinta l’eccezione della difesa che chiedeva il proscioglimento perché già giudicato per la morte della moglie. Soddisfazione delle figlie, la difesa protesta: «Caso destinato a fare giurisprudenza»
Il gup di Varese Anna Giorgetti ha respinto un’eccezione del difensore di Giuseppe Piccolomo, che sta già scontando l’ergastolo per aver ucciso e mozzato le mani nel 2009 alla pensionata di 82 anni Carla Molinari a Cocquio Trevisago, che si era appellato al principio del ‘ne bis in idem’ (una persona non può essere giudicata due volte per lo stesso reato). È stato deciso oggi, 15 settembre, nell’udienza preliminare in cui l’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione per la morte nel 2003 della moglie Marisa Maldera. La donna rimase carbonizzata nella propria auto a Caravate in un incidente stradale inscenato, secondo l’accusa, dall’allora marito. Il caso della morte della donna era stato chiuso undici anni fa con il patteggiamento di Piccolomo a un anno e quattro mesi per omicidio colposo, ma poi il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda tre anni fa fece riaprire le indagini e, dopo una richiesta di archiviazione da parte della Procura di Varese, avocò il fascicolo. Il gup, quindi, ha respinto l’eccezione del difensore di Piccolomo, l’avvocato Stefano Bruno, che aveva chiesto il proscioglimento appellandosi al “ne bis in idem”.
La decisione del gup Giorgetti è «storica, destinata a fare giurisprudenza». Lo ha sostenuto l’avvocato Stefano Bruno, difensore di Piccolomo, ch aveva sollevato l’eccezione poi respinta durante l’udienza preliminare, poi rinviata al prossimo 13 novembre. Marisa Maldera rimase carbonizzata nella propria auto a Caravate in un incidente stradale inscenato, secondo l’accusa, dall’allora marito. Il caso della morte della donna era stato chiuso undici anni fa con il patteggiamento di Piccolomo a un anno e quattro mesi per omicidio colposo, ma poi il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda fece riaprire le indagini e, dopo una richiesta di archiviazione da parte della Procura di Varese, avocò il fascicolo.
«Per quanto è a mia conoscenza è la prima volta in Italia che viene presa una decisione simile sul “ne bis in idem” - ha sostenuto l’avvocato Bruno - si tratta di una decisione destinata a fare giurisprudenza. Il gup ha ritenuto che siano “mutate le modalità della morte”, ma secondo noi questa posizione non ha fondamento».
La decisione è stata accolta con soddisfazione dalle figlie di Piccolomo, convinte che il padre abbia ucciso la donna per incassare una polizza sulla vita e sposare una cameriera del suo ristorante. Secondo l’accusa Piccolomo avrebbe prima fatto assumere alla moglie degli psicofarmaci e poi l’avrebbe fatta salire in auto con la scusa di andare a bere qualcosa insieme a Varese, ma a Caravate avrebbe parcheggiato la macchina in mezzo a un campo e avrebbe dato fuoco a una tanica di benzina.
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